Regia di Toni D'Angelo vedi scheda film
Cinque amici sulla quarantina si ritrovano a Napoli in occasione del funerale di un loro sodale. Prima che la cerimonia abbia luogo, i cinque (quattro uomini e una donna) - a bordo sempre dello stesso taxi - passano l'intera notte insieme, ricevendo proprio dal taxista - un napoletano atipico e ligio alle regole (Nino D'Angelo), una lezione di vita.
All'esordio dietro la macchina da presa, Toni D'Angelo - figlio di Nino - gioca a mixare Cassavetes e Abel Ferrara (di cui è stato assistente alla regia), ci mette un po' di filosofia un tanto al chilo e conduce i cinque amici in un percorso metropolitano notturno che è la solita scontatissima metafora del percorso dell'anima. Opere come questo Grande freddo alla partenopea, smaccatamente proterve e ambiziose, il cinema italiano a partire dagli anni '80 ne ha sfornate in continuazione e ogni volta è uno spettacolo avvilente dover constatare quale infimo livello possano toccare i nostri presunti "autori" nel maldestro tentativo di scansare gli stereotipi.
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