Regia di Philippe Aractingi vedi scheda film
War road movie. Sottotitolo: Libano taxi. Un uomo e una donna incontratisi per caso in una missione davvero impossibile: ritrovare il figlio di lei in un paese devastato dai bombardamenti. Bombardamenti del 2006, gli ultimi in termini di tempo di una lunga serie, perpetrati ad opera degli israeliani. E allora via col rinfocolamento della spinta hezbollah a dare nuova linfa all'odio senza fine nel più classico girotondo del cane che si morde la coda. Sono morsi che strappano carne. Le bombe hanno ciclicamente ritmato la vita del Paese Dei Cedri dagli anni ottanta ai giorni nostri. Generazioni segnate. Bambini che legano i loro ricordi d'infanzia a questo o quell'attacco, a questa o quella sciagura, alla perdita di questo o quel parente. La guerra, ancora una volta. Con il suo carico tremendo di sparizioni, fosse comuni, riconoscimento di corpi, sezionamento di abitazioni, farmaci venduti in nero al miglior offerente, amplessi consumati in fretta per sentirsi meno soli, mine antiuomo con cui far gincana per le strade, ponti saltati, cemento armato squarciato e nudo, ricoveri di fortuna, donne senza mariti, figli, fratelli. L'oscurità, o per dirla alla Kurtz: l'orrore. Protagonisti che si studiano, si annusano, si mordono, si respingono, si ricercano, sopportano, accettano, comprendono, alleati in virtù di una riconciliazione figlia della disperazione e della vera necessaria ricerca di un'identità condivisa, di un'appartenenza geografica e di popolo (il termine nazione lì come da altre parti è sinonimo solo di guai) che passa a forza attraverso l'esperienza del dolore comune. Un piccolo grande film: pochi soldi molte idee. Impossibile rimanere indifferenti. Finale perfetto.
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