Regia di Eduardo Tartaglia vedi scheda film
La spiccata capacità di estrapolazione della comicità che è (quasi) innata in ogni partenopeo di nascita è ciò che caratterizza Veronica Mazza che, torno a ribadire, resta l’unica attrattiva dei film di Eduardo Tartaglia che utilizza la sua figura sia per rappresentare i tratti tipici della cultura napoletana: il valore simbolico del matrimonio, l’amore per la famiglia, l’influenza delle dicerie altrui e la considerazione che oltremodo gi si da, sia per continuare ostinatamente a fare, non tanto il regista nella cui veste non sfigura poi più di tanto, quanto lo sceneggiat(t)ore di storie in cui si rende sempre più vittima di una vita troppo ingiusta per essere romantica, tanto che l’amore finisce sempre per trionfare sotto gli occhi di uno spettatore premonitore che facilmente anticipa “prossime mosse” e finale di una trama che non lascia sfogo alla fantasia (povera) degli autori. Solita trama, con aggiunta o disgiunta di qualche personaggio, solito cast di soliti noti capitanato dal solito Biagio Izzo che, chissà perché, si ostina a mettere in scena lo sciupafemmine incallito pur non avendo (Biagio mi permetterà, senza offesa) il fisico (forse vuole dimostrarci qualcosa?) con alla base il già citato messaggio dell’amore sempre-e-comunque trionfante. Più che un film sembra l’ennesimo omaggio alla vita (?) di Tartaglia che più che il regista- sceneggiat(t)ore dovrebbe fare il biografo evocativo. Ma il mio non vuole essere altro che uno spassionato consiglio.
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