Regia di Mark Osborne, John Stevenson vedi scheda film
Poteva accadere soltanto in un paese egemonizzato dalla cultura televisiva che un panda giapponese parlasse in bresciano. Quel paese è l'Italia e la voce del protagonista di questo pessimo cartoon targato Dreamworks è quella di Fabio Volo: priva di colori, di toni, di sfumature e incredibilmente penalizzata dall'accento lombardo. Non è il solo difetto di un film che rinnova una tendenza secondo la quale prodotti del genere sono sempre meno adatti a un pubblico di bambini e sempre più destinati a quello degli adulti. Lo dicono le citazioni da Tarantino, Bruce Lee e Matrix, che un infante certo non può cogliere, e la quota impressionante di violenza che il film sprigiona. La storia - di fortissima impronta americana - non potrebbe essere più banale: un panda sogna di diventare un asso del kung-fu. Quando, per caso, viene investito del compito di liberare la popolazione dalla minaccia di un essere pericolosissimo, saprà assolvere il compito nonostante gli innegabili deficit iniziali. Morale scontata: anche se non hai alcun talento, puoi arrivare in cima al mondo.
Animazioni come sempre ragguardevoli, ma niente altro: la fantasia dei cartoonist americani è ormai a secco da tempo.
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