Regia di Mark Osborne, John Stevenson vedi scheda film
Un cartone atipico, che punta poco o nulla sulla caricatura e sulla spettacolarità, perché il gioco si svolge quasi interamente sul piano concettuale e psicologico. Il racconto, dai toni pacati e riflessivi, si colloca, come l'essenza del kung-fu, in un crocevia tra disciplina, leggenda e filosofia. I personaggi, abbandonata la tenera comicità infantile, mantengono, però, una colorita goffaggine, sia pur stemperata da un maturo realismo. La forza recondita, che anima una storia apparentemente poco energica, si manifesta in una raffinata sinfonia di azione, reazione ed equilibrio che, con un dinamismo lineare e preciso, interpreta lo spirito delle arti marziali. L'effetto sorpresa è affidato al paradosso, contenente la rivelazione della verità. In conclusione, questo prodotto della Dreamworks è di presa meno immediata rispetto alla classica fiaba cinematografica, e richiede allo spettatore uno sforzo in più, che gli consenta di apprezzare, tra le altre cose, quelle punte di umorismo amaro ed allusivo sulle false credenze in cui si celano i vicoli ciechi della vita.
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