Regia di Charles Guard, Thomas Guard vedi scheda film
Remake (ma fino a un certo punto, per fortuna) del lento “Two sisters” (il film coreano uscito da noi 5 anni fa), “The Uninvited” si colloca tra quei thriller di buona fattura che non hanno niente per diventare memorabili, ma che sono di sicuro effetto e godibilissimi a livello di incastro narrativo.
Anna (i cui “guasti” mentali sono ben resi dalla brava Emily Browning) torna a casa, dopo 10 mesi trascorsi in manicomio. La morte della madre l’ha segnata profondamente e l’ha portata a tentare di togliersi la vita tagliandosi i polsi. Il trauma sembra essere superato. Senonchè, non fa in tempo ad adattarsi di nuovo allo splendido casone sul mare vicinissimo ai boschi e pieno di ricordi dolorosi, che trova una novità: il padre (un freddo e valido David Strathairn) si è fidanzato con la badante/infermiera della madre morta e sembra che la pace familiare di un tempo sia stata persa per sempre…
Il film è spaventoso al punto giusto (non ci vengono risparmiati alcuni salti sulla poltrona, grazie a cadaveri mutilati, a un’inquietante rimessa per barche, a suoni sinistri di campanellini che si confondono ai fischi del vento), visto anche il suo collocarsi in un modello di immediato riferimento per chi guarda: la morte della madre in circostanze poco chiare e il “rimpiazzo” di questa con una nuova arrivata.
Nella pellicola tutti i ricordi della mamma vengono scrupolosamente eliminati e messi da parte dalla fidanzata emergente: la lavagna dove lei lasciava i messaggi in cucina, il campanellino con il quale chiamava in caso di bisogno, la sua automobile (considerata vecchia e superata dalla sfrontata morosa Rachel). L’allontanamento della figura materna vissuto come distacco traumatico genera mostri.
Azzeccato il montaggio narrativo tra la ricerca della vera identità di Rachel Summers (Elizabeth Banks) e il maneggiare di lei con strumenti pericolosi quali coltelli e siringhe. Ottimi elementi di suspense sono anche la luce in giardino, all’angolo della casa, che si accende da sola, il buio, le visioni improvvise dei morti: i tempi con i quali vengono scandite le immagini sono quelli giusti. Un altro pregio è quello di farci entrare in empatia con la storia e i personaggi senza effetti trucidi, carichi di scene violente o dove le vittime vengono fatte a pezzi. ‘The Uninvited’ trae ispirazione dai film horror più classici, ai quali vuole rendere omaggio.
Nei sacchetti della spazzatura, così come nei sogni, si trovano i ricordi rimossi e le “luccicanze” di quello che non è ancora accaduto: sottile metafora di tutto quello che eliminiamo (volontariamente e non) dalla nostra mente per non avvertire il dolore. Vedere per credere il bellissimo personaggio della sorella Alex (la decisa e partecipe Arielle Kebbel). Produttore esecutivo è il lodevole e abile Ivan Reitman.
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