Regia di Rodrigo Plá vedi scheda film
La Zona è un quartiere residenziale abitato esclusivamente dagli esponenti dell'alta società cittadina. E' un paradiso in mezzo all'inferno perchè oltre i suoi muri austeri è tutto un ammasso di baracche e degrado. La Zona è una tentazione continua per gli innumerevoli miserabili che vivono oltre le sue mura, che ambiscono a potervi entrare per toccare con mano quella ricchezza ripetutamente ostentata davanti ai loro occhi. Un giorno un blakcout elettrico generale mette per qualche minuto fuori uso i sofisticati sistemi di sorveglianza che controllano capillarmente la Zona. Questo fatto, insieme a un cartellone pubblicitario che cadendo si è adagiato proprio sul muro di cinta, consente a tre ragazzi di intrufolarsi al suo interno. Quale migliore occasione per entrare in qualche appartamento è fare un buon bottino ? Ma dalla Zona non è possibile uscire e la cosa si trasforma in tragedia. Muoiono una donna, due ragazzi e un vigilantes. Il terzo ragazzo, Miguel (Alan Chávez), rimane intrappolato nella Zona così inizia una spietata caccia all'uomo per stanarlo. Si, perchè la Zona è retta da uno statuto speciale che serve a regolamentare la vita al suo interno e per non perdere questo privilegio è opportuno tenere ben nascosto l'accaduto e, soprattutto, occultare i cadaveri. La polizia non può muoversi liberamente al suo interno e quando un commisario solerte è deciso a venire a capo di questa triste storia e a fare giustizia, viene fagocitato da un mondo in cui vige la legge non scritta del più forte. Del resto, l'impunità degli uni e la ricattabilità degli altri hanno un prezzo a cui si può tranquillamente far fronte. Usando un racconto di finzione, Rodrigo Plà da corpo e sostanza ai vaticini "orwelliani" sull'invadenza capillare del "Grande Fratello" planetario e alla paranoica conservazione di una malsana idea di ordine sociale. Perchè tutto è controllabile è necessario che tutto sia sorvegliato se si vuole impedire che degli agenti estranei corrompano la persuasione che si vive nel migliore dei mondi possibili, se si vuole evitare che un "diverso" metta in discussione la perpetua autoassoluzione dei potenti. Non si puo correre il rischio che le nuove generazioni capiscano le ragioni profonde dell'esistenza di una prigione dorata come la Zona. E' quello che succede al giovane Alejandro (Daniel Tovar), che prima gioca a fare il vigilantes con i suoi amici e poi, quando si imbatte in Miguel, scopre la possibilità di ascoltare le ragioni dell'altro, di capire che il terrore che ha impresso sul volto è quello di chi è abituato a stare ai margini di un mondo che lo ha etichettato come indesiderato una volta e per sempre e che si ostina a definirsi civile. La Zona è il paradigma della parte ricca dell' "azienda mondo", quella che ha anestetizzato le sue ossessioni per la sicurezza barattando la perdita dei valori solidaristici con un pò di effimera tranquillità, quella che ha sbattuto la porta in faccia alle miserie del mondo per rintanarsi nelle sue alcove dorate e non si rende affatto conto che, alle condizioni date dall'attuale modello economico, la sua pacificazione sociale non è più sostenibile. La Zona è la spia rossa di un processo di fascistizzazione della società sempre in atto. Un pugno nello stomaco per chi si volta sempre dall'altra parte. Un grande film.
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