Regia di Anton Corbijn vedi scheda film
E' certamente un lavoro fatto con vero amore nei confronti della musica dei Joy Division e della figura di Curtis; è un film il cui regista è un notissimo fotografo del rock e non tradisce le attese dal punto di vista dell'immagine (a parte la scelta discutibile del bianco e nero, che può fare figo o dare una patina di autorevolezza, ma non si adatta così facilmente ad un'epoca così espansivamente variopinta - sia pure nella 'grigia Manchester' - come la fine degli anni '70 inglesi). La figura di Curtis che ne esce, in particolare per chi non è fan o comunque informato abbastanza sulla band, non è granchè positiva: epilettico, nevrotico, introverso, infedele, incapace di amare realmente persino sua moglie e sua figlia neonata; un megalomane con la mania del nazismo ed un presuntuoso circondato da adulatori. Probabilmente qualche spiegazione in più avrebbe giovato a non ricavare simili drastiche conclusioni. Per lo meno si fa un uso discreto delle musiche, mai in secondo piano, mai preminenti.
La breve vita di Ian Curtis, leader dei Joy Division, dall'adolescenza nella grigia Manchester alla formazione ed ascesa della band, dal matrimonio e dalla nascita della figlia fino al suicidio a soli 23 anni, nel maggio 1980.
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