Regia di Alfredo Giannetti vedi scheda film
Con questo film si apre il ciclo nato dalla collaborazione Magnani-Giannetti, “Tre donne”. Combinazione felice, abbastanza almeno.. È il capitolo più riuscito, quello più sobrio e senza voli pindarici per arrivare al karma del dramma (anche se fa di tutto per commiserarsi - per fortuna non nell’ultimissima scena), debitore del neorealismo di ROMA CITTÀ APERTA (e parecchio) ma particolarmente interessante per la messa in scena del fronte interno, tra povertà e paura, senza didascalismi. Funziona, c’è armonia tra disagio nazionale e situazioni individuali (o di coppia), i toni sono sommessi e lo spessore umano dei personaggi colpisce piacevolmente. Poteva risparmiarsi la svolta eroica di Stelvio, con tutto quel che segue…ma Giannetti ha il raptus di essere un narratore drammatico che deve finire i suoi film tragicamente, e quando quel raptus si impossessa di lui c’è poco da fare…Comunque commovente, anche se volontariamente, e quando Anna esce dalla stazione clandestina con tutto quel buio, senza sapere cosa accadrà… Giannetti si è riscattato, con il momento di cinema più ambizioso della sua carriera. E forse il migliore
molto morriconiana, malinconicamente.
compositore. Scherzo, ma Morricone ha fatto di meglio
Un grande attore
Sensazionale
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