Regia di Hiroshi Teshigahara vedi scheda film
Un uomo perde l'autobus, si fa ospitare dagli abitanti di un villaggio che lo imprigionano dentro una cava di sabbia con una donna. Emblematica e riuscita metafora del rapporto tra l'uomo e la società, con due intensi protagonisti ed una fotografia eccezionale.
La sensazione è quella di aver assistito a un capolavoro, il problema è capire il perché. Difficile trovare un elemento chiave che identifichi, più di altri, il valore di questa pellicola, è l'amalgama d'insieme a funzionare. Malgrado il ritmo molto lento, c'è una tensione interiore palpabile, descritta attraverso l'ottima interpretazione dei protagonisti e la prigione di sabbia che li cinge tutt'intorno. C'è dell'altro però: la presenza di persone sulla sommità della cava. Non è un dettaglio da poco, sono loro a determinare la chiave di lettura più interessante della pellicola, contrapponendo la società - da loro rappresentata - all'individuo, isolato e inevitabilmente identificato con lo spettatore. La sabbia, l'inesorabile scorrere del tempo dentro la clessidra, è protagonista latente ma onnipresente; a lei, il regista, dedica gli scatti fotografici più belli e intensi.
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