Regia di Kevin Spacey vedi scheda film
Credo che realizzare "biopic" sia una delle cose più difficili: come interpretare visivamente la vita di qualcun altro? È un'operazione che spesso ha portato a flop clamorosi o a film piatti e agiografici, a insulsaggini. Kevin Spacey, nella sua seconda e (per ora) ultima prova da regista, ha un gran coraggio, bisogna riconoscerlo, buttandosi a capofitto nell'impresa di ricostruire la breve vita del bravo cantante italo americano Bobby Darin, uno dei re dello swing degli anni cinquanta e sessanta, uno che poteva dare del tu a Frank Sinatra. Spacey giganteggia come attore (e cantante), gli vien facile, ma fatica un po' di più nella scrittura e nella regia, che comunque sono più che accettabili. "Beyond The Sea", dal titolo di uno dei pezzi più famosi di Darin (che la americanizzò da "La Mer" di Trenet), swinga senza tregua, almeno nella prima parte, spingendo al massimo fra le canzoni (tante, troppe), qualche balletto da musical (nei limiti della sopportabilità), e nelle vicende personali di Darin, con la sua malattia cardiaca che gli sarà fatale a soli 36 anni, nel 1973, tenuta un po' in secondo piano rispetto all'intensa storia d'amore con la splendida Sandra Dee, (interpretata da una luminosa e bellissima Kate Bosworth), che è un tema che al pubblico piace di più. Qua e là c'è qualche mollezza, ma insomma, Spacey ha provato a fare qualcosa di diverso, swingando come un'orchestra, ma poi ha pure dovuto cedere qualcosa. Due ore sono troppe, ma tutto sommato il film è buono, e non credo meriti l'anonimato in cui è caduto e l'accoglienza tiepida che ebbe. Un po' come per Bobby Darin, un artista troppo velocemente dimenticato. Da recuperare, insieme a qualche disco di Darin.
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