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In amore niente regole

Regia di George Clooney vedi scheda film

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La recensione su In amore niente regole

di lao
4 stelle

Assistendo alla performance a tutto campo di George Clooney in Amore niente regole, viene spontaneo domandarsi se non si stava meglio quando si stava peggio, ovvero quando nello sport, nel giornalismo e nei rapporti sentimentale e interpersonali non si sentiva continuamente la necessità di invocare deontologia professionale, galateo e correttezza: una libertà responsabile, congiunta a un senso morale ben presente negli individui, garantiva trasparenza e onestà non solo negli agoni di football ma nella società in genere, nella quale era superflua l’attuale pletora cavillosa e spesso solo cartacea di divieti; non circolava del resto molto denaro e i giocatori arrivano allo stadio dalle miniere e con facilità ci tornavano, i manager circolavano su motorette con sidecar scassati. Il lungometraggio dell’affascinante attore giunto qui alla sua terza regia ha dunque l’intento ambizioso di andare alle origini di un mutamento irreversibile nei costumi: la vicenda, raccontata con lezioso brio ad imitazione dei registi della commedia brillante della Golden Age hoolywoodiana degli anni venti/trenta, Cukor, Sturges, fino a Minnelli, è ambienta infatti nel 1925, nel periodo cioè del Proibizionismo, quando il football divenne da hobby quasi per dilettanti un mestiere per professionisti, trasformati in divi pagati a peso d’oro, e il giornalismo cominciò a sfruttare fino in fondo il potere di costruire miti e di distruggerli. Fu l’iniziò di un processo che ha portato ai giorni nostri allo strapotere corruttore della legge del profitto ovunque ed ad ogni costo. Ovvio peraltro che in Amore niente regole Clooney mascheri il rimpianto per un cinema d’attori, di volti e di dialoghi, travolto oggi dalla spersonalizzazione della tecnologia e delle simulazioni virtuali, vestendo i panni del maturo fuoriclasse dei Duluth Bulldogs, Dodge Connelly, rivale nella palla e in amore del giovane John Krasinski, simbolo di un deprecabile futuro. Sconveniente precisare l’esito delle duplice sfida, anche perché nel paradosso della lieta finzione un po’ tutto è plausibile. Va solamente rimarcata l’imperdonabile resa di Clooney nella ostentata esibizione di giovanilistica simpatia alle regole della civetteria divistica. Da mio blog..http://spettatore.ilcannocchiale.it

Cosa cambierei

avrei dato un freno alla simpatia ostentata e giovanilistica di Clooney

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