Regia di Jean-Claude Brisseau vedi scheda film
Una bella scoperta questo Jean-Claude Brisseau, parigino classe 1944, già insegnante di lettere e filosofia al liceo. Choses secrètes è uno dei suoi massimi "successi" che vinse il France Culture Award come regista dell'anno.
Il titolo italiano mette in evidenza, appunto, il potere dei sensi che pervade il film e la vita dei suoi protagonisti (e della vita in generale): la forza delle pulsioni carnali nel privato ma anche la loro capacità di manipolazione del prossimo, di sopraffazione che, se non dominata e non adeguatamente calibrata, rischia di diventare aridità, voragine distruttiva per l'altro come per sé stessi, perché usata come mero strumento di profitto, lontano dall'amore, dal rispetto e dall'affetto.
Brisseau in questa storia di ascesa sociale, ambizione al potere e cinismo, lascia riflettere e induce a emozioni contrastanti: con stile freddo riesce a propagare il bollore delle tematiche erotiche; con distacco riesce ad avvicinarsi alle diverse psicologie dei personaggi (la fragilità, il cinismo, l'opportunismo, l'insensibilità che si può evolvere, lo smarrimento, la follia, la pena d'amore, l'inquietudine e la tenerezza insieme, l'amicizia e la rivalità); con rigore può anche commuovere o mettere ansia.
In questo intreccio limpido e ugualmente torbido i caratteri (la fragile Nathalie, la civetta Sandrine, il sadiano Christophe, l'affranto Delacroix) lasciano il segno nei loro rapporti mutevoli e nel ribaltamento delle situazioni, dove il finale vira, inaspettatamente ma con fascino, a suggestioni quasi surreali, dopo un'impostazione razionale.
Alain Bichon ha scritto, parlando brevemente ma positivamente del film, che il regista gioca sul filo del ridicolo, scongiurato dalla sensualità e dal lirismo che pervadono il film... nonché dai barocchismi del finale orgiastico che rimanda a Eyes Wide Shut.
Evitare il doppiaggio italiano.
Auspichiamo altre pubblicazioni in dvd di Brisseau.
Un uso quasi pasoliniano e di forte impatto delle musiche non originali, molte di carattere sacro, da Johann Sebastian Bach, a Henry Purcell, da Domenico Zipoli ad Antonio Vivaldi e Georg Friedrich Haendel.
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