Regia di Michael J. Bassett vedi scheda film
Seconda -e purtroppo ultima di rilievo- regia del cineasta Michael J. Basset, a suo tempo promessa (purtroppo non mantenuta) del nuovo cinema horror inglese. Un film feroce, dove l'uomo "sbrana" il suo simile quando si ritrova immerso in una natura... selvaggia.
In un carcere minorile, suo malgrado costretto sempre più spesso a subire atti di bullismo da parte di Steve e Lewis, Dave decide di togliersi la vita. Per punizione tutti i sei compagni di stanza, sotto controllo dell'agente Jed, vengono condotti in un'isola che dovrebbe essere disabitata, poiché destinata in precedenza come campo di addestramento militare. Una volta accampati i ragazzi scoprono di non essere affatto soli, infatti è presente un analogo gruppo -ma femminile- assegnato a simile punizione. La situazione però precipita velocemente quando, dopo l'omicidio di un anziano solitario locale, vittime di un killer fissato con arco, frecce e cani lupo, cadono -sbranati- prima Jed, quindi Louise, la sorvegliante del gruppo di ragazze. Braccati, come prede, dal folle, i superstiti -ormai pericolosi e spietati l'uno per l'altro- cominciano a sospettare che l'insana mattanza sia da attribuire al suicidio di Dave.
Agli inizi del nuovo millennio il cinema horror -con particolarità di dettagli violenti e splatter- è fonte di grossi fermenti in tutte le nazioni del mondo (tranne che nel nostro paese). In Inghilterra Christopher Smith (prima con Creep e poi con Severance) infonde un minimo di ironia al girato, che ha però - alla fine - un effetto opposto, essendo i titoli infarciti di inaudita violenza grafica. Sembra essere, questa nazione, quella più incline a dare corso al filone demenziale (tipo Shaun of the dead di Edgar Wright) per via di una commistione d’ironia spesso fuori luogo. Ma a ben vedere quel che risalta agli occhi è la componente di splatter e gore, estremamente alta rispetto ai film di qualche anno precedenti.
È in questo contesto che si distingue, per serietà ed estrema ferocia di messa in scena, Michael J. Bassett che già nell'opera di esordio Deatwatch - La trincea del male (2002) dimostra di prediligere un impianto nichilista e fortemente esplicito: i protagonisti (soldati in guerra vittime di spettrali presenze attive in trincea) sono solo corpi da martoriare, oggetti da sezionare in dettaglio, pezzi anatomici, elementi di carne e "contenitori" di sangue. Ma se ancora, in questo caso, lo splatter è confinato, circoscritto, relegato all'inverosimile (di puro e irrazionale horror si tratta) nell'opera seconda (il più compiuto Wilderness) Bassett accentua e porta sul piano del plausibile e del verosimile la tematica del corpo da sezionare e ridurre alla stregua di brandelli di carne, bene imbrattata di sangue. Bassett non risparmia nulla a nessuno, e mette in cantiere un tale campionario d’atrocità (l’uomo sbranato dai cani e preso di mira da una balestra, il giovane intrappolato in una tagliola che tenta di fuggire tagliandosi una gamba, la testa decapitata di Louise esposta come trofeo su un palo, la ragazzina appesa a testa in giù ed arsa viva) con effetti totalmente realistici, e perciò altamente in grado di far chiudere gli occhi, per istinto naturale di conservazione, in più d’un contesto.
La sceneggiatura opta per una narrazione sullo stile di Agata Christie e il classico Dieci piccoli indiani ma in un contesto solare e immerso in un ambiente da natura incontaminata, quando non selvaggia (da cui il titolo) che in parte -per pura coincidenza ovviamente- ricorda il modesto film italiano Nove ospiti per un delitto. Basset, fortunatamente, accantona intenzioni autoriali e sottotesti politici e/o d'impegno per dedicarsi invece ad uno spericolato esercizio di stile, con la macchina da presa alla spasmodica ricerca della violenza. Violenza catartica (in quanto ovviamente di pura finzione) che non fa differenza tra chi la agisce e chi, invece, la subisce perché in zona franca, dove vige -unicamente- la legge selvaggia dell'egoismo, ogni azione è compiuta in totale libertà di pensiero, lontano quindi da limitazioni o freni etici e morali. E allora, solo allora, come in più contesti è stato dimostrato (soprattutto in tempi di guerra, anche civile) l'uomo si manifesta nel suo vero aspetto: quello del più cinico, spietato e feroce animale che Dio (o chi per lui) ha mai concepito. L'animale più spaventoso e temibile che calpesta il Pianeta Terra...
Molto buono il Dvd targato Dolmen. Con il film (a suo tempo uscito solo per il mercato home video) proposto in un'ottima qualità audio (in dolby 5.1) e video (anamorfico 185:1). Extra limitati ma presenti con un backstage e diverse interviste. La durata supera, di pochi secondi, 88 minuti.
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