Regia di Andrew Stanton vedi scheda film
Sembrano già lontani i bei tempi di “A Bug’s Life”, “Alla ricerca di Nemo”, “Gli Incredibili” e “Cars”, e ancor più lontani sono quelli dei magnifici due episodi di “Toy Story”. Proprio oggi, arrivati quasi alla fine del primo decennio del XXI secolo, quando il cinema, secondo molti, è ormai morto, e abbiamo bisogno di solidi valori umani e culturali, apparentemente (anzi, quasi certamente) andati perduti in mezzo alla quotidiana mediocrità che ci circonda, l’animazione sembra, dico sembra l’unica ancora di salvezza in grado di salvarci da una realtà sempre più cinica e melanconica.
Ci sono riusciti i capolavori firmati da John Lasseter (“Toy Story”, “A Bug’s Life”, “Cars”) e Brad Bird (“Gli Incredibili”, “Ratatouille”) sopra menzionati, che erano, in qualche modo, contraddistinti da una vena così fantastica, immaginaria, lontana anni luce dalla nostra mentalità “di pietra”, che ha fatto sognare e che ha riportato anche gli adulti, almeno per qualche istante, ad essere bambino. Purtroppo, e mi dispiace seriamente, non posso, dal canto mio, dire lo stesso per “Wall-e”, ultima invenzione che porta il prestigioso marchio Pixar (cui seguirà “Up”), diretto da Andrew Stanton (“Nemo”). Il film di Stanton racconta le vicende di un triste e malinconico robottino di nome Wall-e, che passa le sue giornate a raccogliere e riciclare i rifiuti che sono ormai gli unici “abitanti” della Terra all’alba del XXII secolo. Un giorno, però, un razzo sceso dal cielo deposita sul suolo terrestre una dolce robot femmina di nome Eve, per la quale Wall-e perde letteralmente la “testa”. Poiché, per gli “esperti”, il nostro pianeta è ormai inutile ed inutilizzabile, i due robot vengono ritirati e spediti nello spazio, all’interno di una città futuristica ed estremamente comoda dove gli umani vivono una vita priva di qualsiasi problema, supportati da qualsiasi mezzo tecnologico, che però, a quanto pare, non compensa la vita Vera di una volta…
L’intento di questo nuovo prodotto sfornata dalla Pixar è ovviamente quello di rivolgere una critica, per mezzo dei personaggi animati e dell’ambientazione spettrale e, come detto, futuristica, all’intera specie umana popolata da persone prive di qualsiasi valore e dignità, resi ormai schiavi della super avanzata tecnologia, che (prevedibilmente), a quanto dice il film, nella prossima era si ritroverà nelle stesse identiche condizioni in cui vivono i protagonisti (umani) di “Wall-e”. “ATTENZIONE, siamo già sulla “cattiva” strada!”. E’ questo l’appello che il film lancia ai suoi (numerosi) spettatori, un appello quasi esasperato, delirante e praticamente inutile. Se di film d’animazione si tratta, film d’animazione sia. Questo genere cinematografico deve saper trasmettere un determinato messaggio (in questo caso, la mancanza di valori e l’eccessiva dipendenza dai mezzi tecnologici) adottando un tono che sa essere arguto e sincero quando necessario e, in particolar modo, disimpegnato e ironico.
La mia impressione vedendo “Wall-e” è che sia un prodotto d’animazione che si prende fin troppo sul serio, che pensa ai suoi spettatori solamente come a degli individui categorici e cattedratici, totalmente privi di qualsiasi senso dell’umorismo, dimenticandosi che, invece, i film d’animazione sono seguito, più che altro, da dolci ed intraprendenti ragazzini in cerca di sano divertimento.
“Wall-e” è orfano di divertimento e anche le risate sono praticamente assenti, così come i dialoghi per la prima mezz’ora e anche oltre.
Il film di Stanton assume inoltre un tono saccente, troppo “avanzato” e ben lontano dal nostro concetto di immaginazione, e anche contestualmente difficile da seguire e comprendere, per quasi tutta la seconda parte, addirittura fastidioso, contraddistinto da un ritmo lento che “costringe” a contare i secondi, compensato solo minimamente da una simpatica e indovinata citazione dell’immortale ed inossidabile epopea Kubrickiana “2001: Odissea nello Spazio”(1968) con un robot che porta le sembianze del mitico H.A.L.L. 9000 dell’opera di Kubrick.
Questo però non basta a rimpiazzare la totale assenza di spirito e di vita all’interno di “Wall-e”, un cartoon che si preoccupa troppo di essere più affascinante e impressionante di quanto poteva invece essere se i realizzatori avessero puntato sullo struggente immaginario delle pellicole precedentemente menzionate, invece che tentare di “sembrare” ciò che in fondo non è. Se veramente “Wall-e” voleva (ri)portare gli spettatori a (ri)credere in quei valori umani svaniti col tempo, avrebbe dovuto (e potuto) evitare esplicite strizzatine d’occhio ai vari cult di fantascienza quali “Blade Runner” e “Star Wars”, che sono francamente più adatti a noi adulti che agli innocenti piccini che ancora credono nell’immaginazione.
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