Regia di George Ratliff vedi scheda film
La paura scorre dentro le pareti di casa, se il lifestyle è altoborghese. Il messaggio di Joshua sta tutto qui, come in molto e più riuscito cinema contemporaneo. È il caso di partire dalla fine per comprendere tutte le cose che mancano a questo thriller orrorifico, freddo, elegante e parlato. Manca, in primis, una conclusione alternativa, perché quella che ci propone il regista George Ratliff sembra una presa in giro. La storia è presto raccontata. A casa Cain, a due passi da Central Park, viene al mondo la secondogenita Lily. Ma alla felicità di papà Brad e mamma Abby fa il verso lo sgomento del fratello maggiore Joshua. Neanche a dirlo, per tutto il tempo temiamo che il piccoletto la inforni o la mummifichi, ma non c’è mai limite al peggio. Nonostante la rivisitazione dei luoghi classici del terrore, la tensione non tiene testa all’inconsistenza dei personaggi. Mancano di credibilità, e a mancare è anche un filo rosso. Qui le matasse sono di tutti i colori, e sono imbrogliatissime. Abbiamo capito il riferimento al Damien di The Omen, e quell’altro all’isterismo della vita moderna. Ma tra psicofarmaci, divinità egizie e satana, siamo ancora qui a chiederci dove stia il problema.
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