Regia di Salvatore Mereu vedi scheda film
Non si può certo imputare a Salvatore Mereu di essere un regista che cerca il successo facile facile al botteghino. Il suo secondo lunghissimometraggio (oltre due ore e mezza), interamente parlato in un sardo strettissimo, segue la traiettoria biografica di Zuanne (Falchetto), detto Sonetaula. La storia ha inizio quando il ragazzo, appena dodicenne, vede andare al confino suo padre, nel 1938, accusato ingiustamente di un omicidio non commesso, e prosegue col rifiuto di diventare servo pastore, con la diserzione e con gli anni del brigantaggio, proseguiti anche a guerra finita, quando ormai anche l'entroterra nuorese cominciava a modernizzarsi.
Nell'opera tratta dal romanzo di Giuseppe Fiori, con chiari riferimenti stilistici tanto a De Seta quanto a Olmi, al verismo del vernacolo si aggiunge l'iperrealismo degli ambienti e la credibilità dei diversi personaggi, che con opportune didascalie scandiscono anche momenti diversi del film. Il difetto principale però sta nell'aver girato moltissime scene quasi in tempo reale, tra interminabili silenzi degni del cinema iraniano, molte ripetizioni e inquadrature fisse di infinita durata. Un taglio secco di un'ora avrebbe certamente giovato a quest'opera assolutamente coraggiosa e controcorrente.
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