Regia di Salvatore Mereu vedi scheda film
Siamo nel 1938, Egidio Malune si prepara a partire per il confino perché accusato ingiustamente di un omicidio, al figlio tredicenne Zuanne dice di andare “in una frabbica de macchinasa”, gli raccomanda di stare lontano da un amico e di badare al gregge di famiglia custodito dal nonno. Egli racconta al ragazzo la verità riguardante il padre e insieme allo zio Giobatta si occupano del bestiame. Zuanne soprannominato Sonetàula cresce in fretta, ruvido e solitario assiste al consumarsi dell’amato zio, introietta la vendetta per il presunto uomo che con inganno ha mandato in galera il padre, coltiva con gli sguardi affetto e amore per la cugina Maddalena, vorrebbe andare a lavorare nelle miniere del Sulcis per sfuggire a un destino segnato. Una notte dopo uno spuntino con due amici si ubriaca e ci litiga, rientrato all’ovile si accorge che manca Leonora, la pecora più pregiata, ebbro dall’alcol sospetta dei due e decide di sterminare il loro gregge. Denunciato, a Sonetàula non rimane che darsi alla macchia e nei boschi barbaricini conosce altri latitanti e viene così introdotto alla vita da bandito, durante un assalto a una corriera una camionetta di carabinieri interrompe l’azione criminosa che va a finire male, anche Zuanne partecipa alla decimazione della pattuglia. Ormai è un bandito ricercato e per lui inizia la dura vita del latitante, tiene i contatti con i familiari tramite un vecchio amico che lavora per l’Erlas, l’ente addetto alla disinfestazione anti-malarica. Dopo una parentesi in Toscana rientra in Sardegna ed è convinto di essere ancora nel cuore di Maddalena, ferito in un tentativo di cattura viene a sapere per caso che la cugina aspetta un figlio dall’amico. Giunto in paese in modo rocambolesco con il piccolo Angelino, figlio di un bandito che ha visto morire, offre ai due sposi l’opportunità di rilevare la taglia di due milioni, ma strettosi il cerchio intorno a lui viene stroncato da un palla di piombo. Tratto dal romanzo omonimo dell’indimenticato scrittore e giornalista Giuseppe Fiori, SONETAULA racconta nell’arco di dodici anni la genesi di un bandito, i motivi casuali e inevitabili di tale gesto, forse insiti in una terra bellissima e difficile come la nostra, racchiusi nel volto e nel dolore del protagonista. Si parteggia per questo anti-eroe e il regista non lo nasconde anche nel commovente finale sottolineato dalle musiche di Enzo Favata e dal canto struggente de su Cuncordu di Castelsardo. SONETAULA ha il sapore di cinema autentico, Mereu esalta paesaggi e personaggi in una impeccabile ricostruzione d’epoca, con il suo stile robusto e primordiale imprime forza alle immagini, alle facce e alla nostra lingua, numerose sono le scene da lodare e da applaudire. Il protagonista Francesco Falchetto, dagli occhi profondi e dallo sguardo febbrile, è spontaneo e vero, lo stesso vale per tutti gli altri interpreti in particolare rimangono indelebili il piccolo attore che impersona Angelino e lo zio Giobatta di Peppeddu Cuccu (presenza storica e tutelare del classico BANDITI A ORGOSOLO di Vittorio De Seta), semplicemente straordinario. Al cineasta di Dorgali si perdonano volentieri alcuni passaggi oscuri e l’errore tecnico di non doppiare (è avvenuto in maniera mirabile con Lazar Ristovski) la bravissima attrice cilena Manuela Martelli, la quale recita in dialetto ma ogni tanto affiora l’inconfondibile accento sudamericano.
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