Regia di Franco Brogi Taviani vedi scheda film
In piena campagna elettorale esce questa libera trasposizione del saggio omonimo di Walter Veltroni (edito da Bur), che racconta l’Africa come l’ha vista (lui, il candidato premier) e come è, nella sua desolante, spaventosa bellezza. Un viaggio nel martirio che tocca il Mozambico, l’Angola, l’Uganda, il Senegal, il Camerun e il Sudafrica. E che fotografa, implacabile, bambini soldato, adolescenti accusati di stregoneria, donne che lottano contro ogni tipo di malattia, di miseria, di diaspora. Una circumnavigazione che gravita con rispetto e pudore nella tragedia di un continente incredibile, malato, stanco, affranto, la cui naturale vitalità è messa a durissima prova in ciascun secondo di un minuto e di un’ora, sicché le giornate paiono scommesse con la morte, sfide continue senza orizzonti e senza futuri. Franco Brogi Taviani scrive e gira benissimo e si affida alle musiche, alle canzoni, ai colori, alle voci, alle visioni, a un realismo spietato che non lascia tregua, che imbarazza, incupisce, e che tuttavia restituisce forza e voglia di combattere. Un’esperienza abbastanza eccezionale, che andrebbe diffusa e promossa. Al di là della retorica e dell’inevitabile “clamore” cronachistico sviluppato dall’autore del libro da cui è ispirato e fagocitato.
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