Regia di Mark Donskoj vedi scheda film
Storiaccia di guerra girata in tempo di guerra, quando ogni energia creativa serviva ad alimentare l'odio per l'oppressore e il desiderio di rivalsa. L'arcobaleno è ciò che resta della bellezza del mondo, e tutti, persecutori e perseguitati, alzano istintivamente lo sguardo verso quel segnale di ottimismo. Ma si tratta di una gracile speranza.
Storiaccia di guerra girata in tempo di guerra, quando ogni energia creativa serviva ad alimentare l'odio per l'oppressore e il desiderio di rivalsa. Gli abitanti del villaggio invaso dai tedeschi non hanno più nome e cognome, rimpiazzati da cartelli con numeri appesi al collo. Non che la perdità di individualità importi tanto. Nella nuova gerarchia di valori instaurata dal conflitto, i doveri verso la patria e la resilienza nei riguardi del nemico vengono prima di ogni cosa, compresi l'orgoglio di sé e l'istinto materno. Sola resterebbe, a garantire un residuo di umanismo, l'umana fratellanza nella sofferenza. Ma anch'essa ha uno scopo ben preciso: rincuorarsi a vicenda per non chinare il capo finché l'ultimo nazista non sia stato cacciato, in attesa di vedere quel momento agognato per poi ricominciare a vivere. Racconto di giustificata propaganda, visto il contesto, con in filigrana il tema scabroso dei compatrioti che decidono consapevolmente di collaborare con i nazisti. Russi, si, ma non nella fibra morale. Rispetto agli altri personaggi sono figure da operetta quasi in preda a un'esaltazione da sostanze psicotrope, incapaci di intendere e volere, la cui imbecillaggine è l'unica possibile discolpa per il rinnegamento della patria. Faranno la stessa fine dei loro padroni. Mark Donskoj sembra ricordarsi del montaggio analogico alla Ejzenštejn nella sequenza del vecchio che, invasato, annuncia profeticamente la fine per gli occupanti e i loro sodali, seguito dal primo piano di un pupazzo a forma di scimmiotto che penzola per il collo. Ma non è tempo di facili estetismi. Nemmeno il candore del paesaggio splendente di neve e lo slancio delle betulle possono contro la desolazione morale. Nel bruttume circostante, l'arcobaleno è forse tutto ciò che resta della bellezza del mondo, e tutti – vincitori e vinti – alzano istintivamente lo sguardo verso quel segnale di ottimismo. E l'arcobaleno fa il suo dovere. Sennonché la speranza è gracile e illusoria, perché la cacciata dei nazisti non porta la pace ma solo un rovesciamento di ruoli tra persecutori e perseguitati. Con sullo sfondo nuovi, agghiaccianti figuri che si preparano a calcare il palcoscenico della storia.
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