Regia di Mark Donskoj vedi scheda film
Un film girato a caldo, sulle atrocità commesse dai tedeschi occupanti un villaggio ucraino abitato quasi solo più da donne e bambini e qualche vecchio, perché gli uomini sono andati partigiani, e torneranno alla fine. Il racconto ha inevitabili crudezze e forse forzature sulla ferocia nazista; a me pare molto meglio della trilogia di Gorkij, efficace, emozionante o raccapricciante o tenero.
All'inizio del film è citato da una vecchia canzone ucraina il verso “come vorrebbe una bella vita la mia anima... Su, lottiamo per la verità!”, alla fine uno simile ma significativamente diverso, ... “lottiamo per la libertà”: la verità rende liberi, la libertà consente di affermare e far conoscere la verità; in uno scambio (apparente) perché il film racconta la lotta per la libertà mentre conclude con la prospettiva del processo che faccia conoscere la verità; ma il film stesso la fa già conoscere, e contribuisce alla lotta.
Angelina (in film.tv) dice "Donne pronte ad ogni sacrificio, anche quello estremo della vita"; più ancora... quello dei figli piccoli, uno decenne che muore per portare il pane a una prigioniera, l'altro appena nato. Rifiuto ogni guerra, tanto più simili sacrifici, ma il film li propone come necessari e doverosi, senza retorica e senza fanatismo: si respira il pericolo di vivere sempre sotto un dominio feroce se non si è disposti a sacrificare anche i figli. Non ci credo e non lo condivido, ma il film lo presenta con grande efficacia, come scelte dolorose, esitanti, ma consapevoli.
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