Regia di Greg Harrison vedi scheda film
Strana la genesi che mi ha portato a vedere (in ogni caso con un ritardo enorme) questa pellicola che praticamente non ha visto nessuno per quanto sia stata disponibile in dvd in Italia (oggi è fuori catalogo); durante le dismissioni di Blockbuster nel 2012 ad un certo punto costava tutto un euro ed ho deciso di prenderlo, così senza nemmeno pensarci troppo (ne avevo presi quasi duecento).
Ed alla fine ha il suo perché, forse contestabile (quando si viene avvicinati a maestri come David Lynch è sempre un problema di aspettative), ma non è certo un lavoro privo di significati, soprattutto trova alcune modalità espressive che lasciano un segno piuttosto netto.
Un giorno come un altro, il 7 novembre Sophie (Courtney Cox) e Hugh (James LeGros) si fermano ad un minimarket per comprare due schifezze da mangiare dopo aver cenato e diventano gli ignari protagonisti di una sanguinosa rapina.
Hugh muore e Sophie sopravvive ma fatica a riprendere la vita normale, le sedute dallo psicologo non le giovano affatto e quanto emerge dalle indagini della polizia tolgono in lei ogni barlume di realtà rimastole.
Trattasi di un thriller psicologico con le carte in continuo rimescolamento, infatti il momento del delitto viene rivissuto, e rimostrato, più volte, ed in ognuna di esse qualcosa si sposta, segnando un percorso che ad un certo punto diviene anche piuttosto chiaro, ma sempre con un certo stile.
Questo anche grazie ad una fotografia, firmata da Nancy Schreiber e Lew Baldwin, che non lascia indifferenti, soprattutto se si considera che si parla di un (very) low budget girato in soli quindici giorni.
Ma poi, se è vero che la costruzione possiede un certo fascino, è altrettanto naturale che lo spettatore più attento cominci a rimuginare su gran parte della costruzione, ponendosi quindi più di una domanda.
Di risposte concrete se ne ottengono poche, ma qualche dubbio anche in positivo viene (possibile che ci sia una memoria dell’anima, o qualcosa di parallelo alla vita), per un’opera da Sundance (presentanto nell’edizione 2004) che con un budget praticamente inesistente riesce ad apparire anche ambizioso (il che già dovrebbe far riflettere su tanti piccoli film italiani al limite dell’insignificante, questo senza voler generalizzare), ma anche pretestuoso.
Un film comunque che non finisce nel limbo a prescindere (e poi Courtney Cox si prodiga parecchio), già per questo ha una sua ragion d’essere, poi anche in futuro chissà chi lo vedrà, ed in fondo anche questo è un rammarico (forse piccolo).
Particolare.
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