Regia di Luca Lucini vedi scheda film
C’è il calcio e c’è il calcetto, più che uno sport uno svago da dopolavoro che si gioca con quelli del bar. Come la briscola. C’è il calcetto e c’è il manualetto sentimentale, che prende in prestito le dinamiche del campetto per riportarle alla vita vera. Ma che come il calcetto per hobby (perché quello dei professionisti è puro spettacolo) è tutto un vorrei ma non posso. Storie d’amore coi crampi, al tempo del viagra. C’è il vecchio che ancora gioca di punta, segna di testa e perde la testa per le ventenni; c’è suo figlio, che invece sta in porta, dove serve calma e sangue freddo anche se c’è di mezzo la donna dell’amico; c’è chi gioca scorretto e chi fa la vita da mediano «lavorando come Oriali anni di fatiche e botte e vinci casomai i Mondiali». La bella notizia è che Bisio fa se stesso e fa ridere, almeno fino a quando inizia un’intemerata sui cinquantenni che devono invecchiare insieme. La Finocchiaro lascia il segno: «Non possiamo scopare, sono tua moglie». La Pandolfi, anche di latex vestita, è mamma-moglie della coppia che scoppia. Ma l’impronta è teocon, il moralismo è spicciolo: a lume di candela tutto si aggiusta, la famiglia fa la felicità. Poi parte Ramazzotti in sottofondo. Vecchie glorie pallonare in rassegna: mitico-Schillaci sembra il fratello giovane di quello dell’epoca.
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