Regia di Mark Waters vedi scheda film
Prima di partire con la recensione chiarisco un punto: Spiderwick non è una marca di magliette coatte prodotte dell’uomo ragno. Bene, cominciamo. “Spiderwick – Le Cronache” è un filmettone fantasy, possiamo dirlo? Per bambini, tratto dalla omonima serie di libri di Tony DiTerlizzi e Holly Black! Mai letti… però oggi ho visto il film (che uscirà il 21 marzo 2008). Vi ricordate Freddie Highmore? CHI? Il ragazzino che interpretava “il ragazzino” dell’antipatica Fabbrica di Cioccolato di Tim Burton? Beh, quello là è Freddie Highmore e. se nella fabbrica sembrava avesse sempre il sorrisino stampato in faccia perché lo richiedeva il personaggio (estasiato da tutto quel cioccolato e quel johnnydeppismo incantato), qui invece scopriamo che quel sorriso altro non è che una malformazione che il moccioso non riesce a staccarsi dalla faccia in nessuna situazione recitativa e quindi i due gemelli Jared e Simon, entrambi interpretati dal tizio di cui sopra, sembrano sempre ridere pure nei momenti in cui si incavolano o si cacano sotto. Questi due ragazzini hanno una situazione familiare che rievoca molto i “Piccoli Brividi” di R.L. Stine: uno dei due fratelli è secchione e l’altro è monello, hanno una sorella che ovviamente li bistratta e una mamma che risulterà sempre scettica quando loro racconteranno lei ciò che accade loro in questo fantasy pieno di cose fantasy (mancano solo i draghi, mi pare… ma forse un paro ce ne stanno e non li ho visti io, anzi, ci sta un grifone volante, ma è una specie di drago dai!). Il padre di questi tre ragazzi se n’è scappato con un’altra ed è il tipico padre di cui i figli sentono la continua assenza, se in questo film ci fosse stata una partita di baseball importante per uno dei due marmocchi, sicuramente “quel padre” avrebbe fatto tardi o non sarebbe venuto proprio. Ma niente baseball e, comunque, niente padre. La famigliola priva di capostipite se ne va così a vivere nella tenuta Spiderwick che una volta era del loro prozio Arthur Spiderwick (i cui ritratti riempiono le mura) e che è stata lasciata loro in eredità da una zia che comunque non è morta… ma vabbè. Uno dei due gemelli (quello peste) ogni tanto prende a calci le macchine e fa i buchi sul muro colla mazza e la mamma lo sgrida dicendogli che lui aveva promesso che non avrebbe più sfogato la rabbia in quei modi (!!! – e in quali allora? - !!!) però si rende conto che pure lei avrebbe promesso che non avrebbe strillato più in continuazione (quante volte vostra madre vi ha chiesto scusa per aver strillato?). Così, facendo i buchi sul muro, i fratelli scoprono che dentro a questi muri ci sono finiti alcuni loro oggetti… chi ce li ha messi? Boh, ma tanto danno tutti la colpa al ragazzino. Nel frattempo la sorella si allena a scherma con il fratellino secchione promettendogli che poi lo aiuterà ad acchiappare una marmotta, e intanto quello monello va nella cantina ed invece di trovarci Jumanji (cosa che non m’avrebbe stupito dato come era cominciato il film) ci trova alcune scritte in rima per terra ed un librone vecchio con un foglietto attaccato sopra dove c’era scritto (sempre in rima) che se aprivi quel libro erano cazzi tua. Lui giustamente non lo apre ed il film finisce……………… vabbè, non è vero, lui è roscio, lentigginoso, coi denti da coniglio e sta in un film fantasy, quindi lo apre e gli da una spizzatina al volo, giusto il tempo per capire che il prozio Arthur Spiderwick era un nerd che studiava i trolls, gli elfi, le fate, gli orchi e gli gnomi e che aveva inventato una pietra che permetteva di vedere questi personaggi per noi umani invisibili ma che fanno parte del “Mondo Fantastico Che Vi Circonda” (©). Poi conosce uno gnomo che si fa chiamare Giangoccetto che gira dentro la tenuta strafogandosi di miele senza che però gli venga la sciolta. Lo gnomo quando si incazza sembra Danny De Vito verde e se la prende col ragazzino che, noncurante del post-it in rima, aveva aperto quel libro scatenando la furia di un orco moshtro cattivo che brama assai di leggersi ‘sto libro che manco ci pensa ad aspettare che ne traggano un film. E così ecco che t’arrivano sotto casa tutti sti gobelin capitanati da uno che pare un gremlins-dinosauro-rospo vestito da pirata, mentre tutti gli altri sembrano gremlins-rospi e basta (non hanno gli elementi dinosauro e pirata). Questi possono romperti i coglioni come e quando ti pare purchè tu non stia dentro la casona Spiderwick la quale è recinta da una circonferenza fatta di funghi porcini che il prozio aveva fatto crescere gettando un sale particolare fatto da lui col matterello quando era vivo. Questi funghi creano una specie di barriera di protezione da questi mostriciattoli fantasy che quando ci si scaraventano sopra j’arimbarzano e quindi se stai dentro il giardinetto di casa gli puoi anche fare le boccacce e dare fuoco al libro che loro tanto agognano e non ti possono fare niente ma rosicano e basta (anche se il libro non piglia fuoco perché è una specie di salamandra). Ah, se non si era capito questi mostri sono invisibili e lo gnapetto protagonista li riesce a vedere grazie a quella lente fatta di quella pietra inventata dal sor Spiderwick, ma poi comincia a vederli anche grazie ad occhio nudo perché uno gnomo di nome Maiastrillo (che più che uno gnomo è un maiale antropomorfe) gli scatarra in faccia; lo scozzo di un maiale ti permette di vedere tutti gli esseri del “Mondo Fantastico Che Vi Circonda” (©). I mostriciattoli rapiscono il fratello nerd, il fratello monello lo va a salvare, poi tornano dentro casa e dicolo alla sorella di rientrare dentro il recinto fatto di porcini magini che sennò i gobelin se la inculano, quella non fa in tempo a dire “ma chi cazzo sto sti gobl…” che i mostri la cominciano a gonfiare di botte, ma lei c’ha la spada di scherma e ne squarta alcuni. Durante questa scena mi sono posto alcuni quesiti: perché i mostri non si vedono ma il loro sangue verde sulla spada è visibile anche da chi non ha avuto la fortuna di non essersi fatto scaracchiare in faccia da uno gnomo-porco? Perché quando il fratellino lancia alla sorella la pietra che permette di vedere i mostri lei già sa che se la deve mettere su un occhio e manco si chiede cosa le stia tirando il fratello? Perché quando lei vede ste specie di rosponi che la prendono a pizze non si spaventa ma si limita a dargli le spadate? Vabbè, tornano a casa al sicuro senza manco un trauma, anzi, si stupiscono solo del fatto che “forse” il libro è incantato! (ma dico, hai appena visto un rospo parlante vestito da pirata che menava tua sorella e ti stupisce l’aggettivo “incantato” attribuito ad un libro?). I mocciosi così scoprono che lo zio non era (solo) un nerd, ma che effettivamente aveva studiato sta roba qui e che questa esisteva e ora dovevano difendere il librone dalle grinfie dell’orco Mulgarath (che prende anche le sembianze di Nick Nolte nella sue prime apparizioni “umane”) anche perché sennò Giangoccetto si incazza e diventa Danny De Vito verde. Con un astuto escamotage i tre ragazzini riescono a scappare dalla casa e vanno verso il manicomio dove ci stava la loro prozia Lucinda che non l’aveva manco mai visti in vita sua. La prozia sembra una vecchietta tanto cara, e perché sta in manicomio? Perché questo mondo cinico e spietato ti manda in manicomio se vai in giro a dire a tutti che i graffi sulle tue braccia te li hanno fatti i gobelin e gli elfi! La prozia pure c’ha tutto il sale magico del sor Spiderwick e ci si difende dai mostriciattoli e al posto dei gerani (a zia, se dice geranei, no gerani!) c’ha delle specie di Winx o comunque delle fatine petalose che ballano (vabbè). Boh, poi succedono un sacco di casini, arriva un grifone che fa tanto ricordare la Storia Infinita che li scarrozza in giro per il “Mondo Fantastico che vi circonda” (©), tornano a casa e dicono alla madre di queste ruggini che, nel mentre che lei stava cercando lavoro, si erano create tra i figli e i mostri fantasy, la madre non ci crede, poi gli danno la lente e la madre ovviamente sa subito che ci deve guardare attraverso per vedere i mostri (ma solo per me non è così scontata come cosa?). Alla fine la casa viene invasa dai gobelin che riescono a capire come si elimina lo scudo protettivo dei porcini, il film ricomincia a sembrare Jumanji, arriva l’orco gigantesco, coi dentoni, mezzo moshtro, mezzo dinosauro, mezzo scimmione energumeno muscolosissimo con corna ovunque che fa un bordello assurdo per leggersi ‘sto libro e poi alla fine lo sconfiggono con un astuto espediente, mentre l’appartamento a pezzi sta, un casino (per citare Metal Carter feat. Santo Trafficante). Alla fine fanno tornare nel mondo reale il prozio che era tipo esiliato in un posto dove le silfidi gli si accollavano facendogli perdere la percezione del tempo, qui lui rincontra la figlia (la vecchia del manicomio) che ormai c’ha 85 e lui se la ricordava ancora gnappetta, lei torna piccina e insieme vanno via colle silfidi. Ma come hanno fatto a convincere i medici del manicomio che i gobelin esistevano? Il film è una favolosa incasinata per bambini, piena di figure onnipresenti tipicissime del fantasy (come ho già detto non se ne sono fatta mancare una) e sembra quasi essere un minestrone di tutto ciò che appartiene genericamente a questo genere.
Per un adulto può sembrare abbastanza cretino come film, ma non ce shcurdamme che, apparte i nerd, i destinatari di questo film sono i mocciosi! Quindi il mio voto potrebbe essere un 5, ma dal punto di vista di un marmocchio forse sarà un bel filmetto divertente, suvvia. E poi è ben fatto, è dorce e forse un po’ ammorbante per i papà divorziati che hanno accompagnato i figli al cinema durante quel sabato che il giudice ha loro concesso per passare assieme ai ragazzi.
Voto: 4 ½ (per i grandi, perché comunque è una stronzata); 7- (per i piccoletti che a vedere ‘ste cose so’ tanto contenti, anche se forse, sì, è una cazzata… ma si tratta pur sempre di fantasy)
VL
http://tuttattaccato.splinder.com
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