Regia di Darajan Omirbaev vedi scheda film
Nell'inferno dell'usura e della mafia senza ritorno.Marat è l'autista di un professore.Quando con la macchina di servizio va a riprendere la moglie che ha dato alla luce il suo primogenito dall'ospedale per distrazione tampona una Mercedes.Il professore per cui lavora si suicida e quindi si ritrova senza lavoro e si mette nelle mani degli usurai perchè non ha i soldi per riparare le due macchine.Da qui si inabisserà sempre più fino a diventare sicario per la mafia locale.Per una volta sola però.Dopo sarà il silenzio.Il film di Omirbaev si segnala per una rigorosa messa in scena,quasi bressoniana oserei dire e per qualche notazione sulla storia della matematica perlomeno curiosa in questo contesto.Marat cerca di uscire dalla spirale in cui è entrato ma l'unico risultato è che continuerà a sprofondare nell'abisso apertosi con il banale incidente al semaforo.Scendndo anche tutti i gradini che lo portano all'abiezione morale,pur se costretto dalla necessità.Un film contrassegnato da un fatalismo che sconfina nel pessimismo,l'uomo diventa schiavo degli eventi, il mondo è visto come una piramide alimentare.Il grosso mangia sempre il più piccolo.Un film che colpisce per la sua linearità,per la consequenzialità dell'azione/reazione figlia dei principi di Newton,per le immagini scarne,quasi tutte in pianosequenza e che ci mostrano un quadro realista e sconfortante di quello che succede nell'ex Unione Sovietica in cui una vita vale meno,molto meno di un pugno di dollari....
rigorosa messa in scena.
un Marat volutamente inespressivo e schiavo degli eventi
nella parte della moglie che sa poco e nulla
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