Regia di Basil Dearden vedi scheda film
Avverto che questa sarà una critica prettamente politica della pellicola!
Il famoso critico cinematografico David Thomson descrive così il regista di Khartoum :"Dearden's films are decent, empty and plodding (...) a fair representative of the British preference for bureaucratic cinema. It stands for the underlining of obvious."
Ed è proprio questo il modus operandi del regista e della grande produzione inglese che riprendono un fatto storico complesso, ricco di aspetti storici, economici e culturali, solo per bistrattarlo e servirsene come una sorta di giustificazione al colonialismo inglese di fine ottocento.
Non mi soffermerò sul lato tecnico/formale dell'opera poichè sono altri gli aspetti che mi interessano, mi limitero a menzionare le caratteristiche di film da alto budget, una forte influenza hollywoodiana e l'utilizzo del formato 70 millimetri Panavision.
Rivisto oggi, la sceneggiatura risulta ridicola in quanto palesemente strumentalizzata allo scopo di giustificare, come già detto, il colonialismo inglese di fine ottocento.
Anzitutto, si riduce il conflitto alla semplice dicotomia inglesi/arabi tanto cara a noi occidentali, descrivendo tutti i personaggi non-inglesi come violenti, irrazionali e fondamentalisti (l'esercito del Mahdi) o semplicemente idioti, incapaci e remissivi (la popolazione di Khartoum, emblematico l'arrivo di Gordon alla città, accolto come un salvatore). In secondo luogo è evidente la diretta conseguenza alla remissività degli arabi: Gordon e gli inglesi sono rappresentati come l'unica speranza. Senza gli inglesi ad amministrare le problematiche del sud del mondo, tutto sarebbe perduto. Da questo discorso emerge un'interpretazione assolutamente distorta e paternalista che assegna un altro significato alla presenza europea in altri paesi.
La sequenza che più esplicita l'intenzione del film è quella che, nel contesto di proteste intervenzioniste, vede Stewart convincere (quasi ricattare) il primo ministro inglese per soccorrere Gordon in Sudan, il politico affermerà infatti: (pressapoco)"..sono sicuro che in futuro si parlerà dell'amministrazione inglese in Africa come guidata da uomini avidi e corrotti..."; mentre nel plot è il solo Gordon a richiedere l'intervento.
Una frase così, pronunciata in un film del 1966, non è che un improbabile intento giustificatorio nei confronti di quello che pochi anni addietro causò la guerra del canale di Suez.
Ora, è vero che molto della rappresentazione possa essere ritenuto veritiero ed è anche vero che non tutti i film devono prendere una posizione politica precisa e conforme alla realtà. Il problema è che stiamo parlando di un'opera del 1966, in un contesto difficile per la Gran Bretagna a livello internazionale e nel quale si manca davvero di rispetto alla storia e alla cultura di certi paesi, marcando la narrativa della sceneggiatura con un orientalismo estremo.
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