Regia di Marco Ferreri vedi scheda film
Scritto dallo stesso regista sempre con Rafael Azcona e Ugo Moretti, ma qui Ferreri ha sceneggiato da solo. Con questa storia si voleva portare avanti provocatoriamente il discorso del rapporto fra uomo e donna, il regista ci è riuscito in parte, facendosi prendere dal senso obbligato della storia, ma depistando, forse non volendo, i vari agganci necessari, anche erotici. Il senso della storia è nella forza che la donna ha nel ribellarsi al suo ruolo subalterno, la forza dei sentimenti e dell’erotismo, che porta ad un gioco forte e subalterno del maschio. Gli uomini si adattano lentamente alla sottomissione ed ai capricci della donna, diventano insomma suo giocattolo e gioco, i rapporti fra maschi crescono, nel senso della comunità e fra di loro sorge una fratellanza e amicizia quasi inattesa che ha la sola direzione che è quella della donna. Questo rimane però fino a quando interviene un’altra libera scelta dei lei, che potrebbe avere scelto un altro che li soppianta, la ribellione si fa sentire e nel gruppo maschile rinasce il sentimento di sopraffazione fino all’eliminazione fisica. Un senso quindi, anche da parte del regista, che non si può creare uno status quo, per poi gettarlo come spazzatura al primo altro desiderio. Una tesi un po’ sforzata, che lascia perplessi nella realizzazione stessa dell’idea, e che la regia stessa rimane un po’ ingessata nel condurla; Ferreri ebbe anche dei ripensamenti in fase di montaggio. Qui abbiamo il debutto italiano di Carrol Baker, mandata in Italia dopo il flop catastrofico di La Donna Che Non Sapeva Amare, sulla vita di Jean Harlow, in America le era stata negata ogni altra forma di ripresa, ma ne cambiò l’essenza facendola mora. Pier luigi Pizzi cura con genialità costumi e scenografie, ottime le riprese nella ex Jugoslavia. Belli i titoli di test e finali firmati da Mario Schifano
una delle sue storie provocatorie, ma che poteva portare a ben altra realizzazione
Morricone fa davvero i miracoli con uan colonna sonora jazz, lontanissima dai successo dell'autore del momento
non si è ripetuto il miracolo di L'Ape Regina, ed è evidente che la storia poteva portare ad un percoso binario
volto rinnovato, ma non partecipa molto alla storia
ottimo ed ironico nel suo ruolo
un Salvatori con gli occhiali che riesce a dare quello che non ci aspettava
simpatico "eunuco"
ottimo, certamente uno dei suoi film migliori
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