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Shine a Light

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Shine a Light

di FilmTv Rivista
8 stelle

Dice che sono vecchi. Dice che hanno fatto il loro tempo. Dice che non reggono più la scena. Continuasse a dire, mandatelo a vedere Shine a Light di Martin Scorsese, sintesi di due concerti consecutivi del tour di A Bigger Bang, al Beacon Theatre di New York. Scriviamo da fan, quindi con la poca oggettività del caso, però basterebbe la travolgente versione di She Was Hot - neanche una delle loro cinquanta canzoni migliori - per far ricredere il più scettico dei detrattori. I Rolling Stones sono ancora nel palazzo. Il film è uno strambo documentario che riproduce circa un paio d’ore di show, con un divertente prologo durante il quale Scorsese impazzisce per tenere insieme la baracca, senza sapere fino all’ultimissimo secondo su quale scaletta dovrà lavorare. Mick Jagger è l’indiscusso manager della band, l’uomo da battere nelle trattative. Gli altri si fidano del suo fiuto e delle sue bizze, con la giusta dissacrazione di Charlie Watts a fare da contrappunto. Prima che si alzi il sipario c’è pure da omaggiare Bill Clinton con codazzo di trenta persone al seguito… Da quando si inizia, però, è un fuoco di fila. Di concerti degli Stones ne abbiamo visti tanti, in oltre vent’anni di frequentazione del loro mito, ma è chiaro che la successione dei brani di Shine a Light supera ogni plausibile desiderio. Far Away Eyes e Some Girls, oltre al già citato singolo di Undercover, varrebbero da soli qualunque prezzo. Scolpiti nella pietra, con tutte le loro rughe, spesso a confronto con immagini di repertorio che li hanno immortalati imberbi, i quattro sovrani del rock si dimostrano né stucchevoli né nostalgici. Fanno il loro sporco lavoro con una dedizione che i fatti ci dicono sincera, si divertono e si vede. Mick certi ritornelli li canta un’ottava sotto, ma la potenza è identica e l’atmosfera più blues. Poi c’è il capitolo chitarre, riassumibile nella fulminante frase di un monumentale Keith Richards: «Sia io che Ronnie Wood siamo chitarristi scarsi, ma insieme siamo meglio di dieci».

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 16 del 2008

Autore: Mauro Gervasini

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