Regia di Daniel Waters vedi scheda film
Di lussuriosi se ne parla dalla notte dei tempi. Dante li ha infilati in un girone dell’Inferno, e ciò significa che non lasciano indifferenti. Ebbene, di lussuriosi puri e crudi s’erano un po’ perse le tracce. Ora è il momento della lussuria coniugata ad altro, all’avarizia o all’ira, che ne so. Il protagonista di questa commediola è un lussurioso puro e crudo. Anzi, nudo e crudo. Bello è bello, scopa pure che è una bellezza, beato lui. Gli manca uno straccio di dignità morale: poco male. Non che sia moralista e tanto meno vorrei mai esserlo. Però il punto è che il film in sé per sé è moralista e moraleggiante, sin dal titolo originale, banalmente e sempliciottamente mutato nella traduzione italiana. Lasciando perdere il discorso etico – mi vien da ridere – del film, bisogna anche dire che se risulta mediocre è anche per la prevedibilità che accompagna il suo ordinario fluire. Una cretinata da sabato sera, dopo una serata passata fare ben altro.
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