Regia di Ivan Perestiani, David Abasidze vedi scheda film
Beh, eravamo negli anni di grande entusiasmo per la rivoluzione, e l'ideologia pervadeva ogni espressione artistica. Qui, esempio: il regista vuole "dimostrare" ad ogni piè sospinto quanto erano cattivi i padroni e i preti, soprattutto i secondi. Qui ne vediamo addirittura uno che compra i due bambini di una povera vedova, un altro che va a spiattellare di filato alla polizia un segreto appena ricevuto da una donna in confessione, che naturalmente si precipita ad arrestare la poveretta... Questa io non la vedo come libera creazione artistica, ma come operazione di propaganda studiata a tavolino per indottrinare le masse e far vedere quanto si stesse male "prima". Siamo lontani anni luce dal cinema sovietico degli anni 60 in poi, pieno di dubbi persistenti, di disillusione, di rimpianti, e di contestazione. A riprova che la vera arte non piacesse al regime (anche se con intenti di propaganda) ne furono i problemi che un comunista sfegatato come Ejsenstein, ma vero artista, ebbe con la censura, la quale incredibilmente trovava sempre pretesti per mettergli i bastoni fra le ruote.
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