Regia di Nagisa Oshima vedi scheda film
Un buon film, sulla spinta della nouvelle vague giapponese, con tutti i crismi tipici di quel movimento del cinema nipponico, capeggiato da cineasti come Imamura e, appunto, Oshima, che servì a rilanciare un movimento che cominciava a scontare la crisi, dopo il periodo d'oro degli anni Cinquanta: era morto Mizoguchi, Ozu, che muore nel 1968, aveva dato il meglio qualche anno prima, mentre Kurosawa avrà problemi, soprattutto nella seconda metà degli anni Sessanta (nel 1965 si consuma la dolorosa e definitiva rottura con Toshiro Mifune), a tornare ai livelli del decennio precedente. Nel "Demone in pieno giorno" ci sono tanti degli elementi teorizzati dalla nouvelle vague francese: da un montaggio sincopato che rischia di far perdere il filo della trama, a un'alternanza di scene di una lentezza e di una fissità quasi esasperanti. In sostanza, l'estremista di sinistra del cinema giapponese opta per quella che è stata definita da Roberto C. Provenzano «un'espressione tecnico-stilistica libera dalle normali convenzioni e strettamente personale». Forse un po' troppo lungo, il film di Oshima è interessante, riuscito e coraggioso. E sicuramente molto migliore del sopravvalutato "Ecco l'impero dei sensi" (1976). (13 maggio 2008)
Un maniaco violenta e uccide alcune ragazze nel Giappone degli anni Sessanta. Si sa chi è: si chiama Eisuke ed è sposato con una maestra elementare. In realtà era innamorato di un'altra ragazza, Shino, che aveva tentato un suicidio di coppia con Genji, appena eletto sindaco del suo villaggio. Anzi, la carriera del maniaco era iniziata proprio con la violenza su Shino, che Eisuke riteneva di avere compiuto sulla ragazza morta.
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