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Beatrice Cenci

Regia di Lucio Fulci vedi scheda film

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La recensione su Beatrice Cenci

di giansnow89
8 stelle

La vicenda storica di Beatrice Cenci ha interessato in maniera trasversale tutti i rami della cultura e dell’arte: pittura, lirica, letteratura (Shelley e Moravia, per esempio), teatro, non sono rimasti insensibili al richiamo dell’orrendo destino di questa fanciulla del tardo ‘500. Ecco, che cosa può aggiungere di più il cinema - e in particolare il cinema di Lucio Fulci - alla narrazione dell’eroina, che cosa può dire che non sia già stato detto? Il mezzo cinematografico non ha a disposizione le potenzialità drammaturgiche del teatro, né la complessità psicologica di un testo letterario: quindi Fulci lavora di forma e di immagini. Egli prende le mosse dal fatto compiuto: Francesco Cenci, nobiluomo, è stato brutalmente assassinato dai suoi familiari, che sono stati tutti condannati a morte eccetto il figlio minore. Da qui si parte attraverso ellissi temporali alternativamente indietro e avanti nel tempo: esse ci aiutano a ricostruire via via interamente il quadro di questa vicenda degna del teatro tragico classico. Abbiamo la vendetta suprema della figlia verso il padre violento; la conseguente dannazione eterna della sua anima; ed interessante risulta il rapporto asimmetrico fra Beatrice e il suo servo, ad un tempo tenero e maledetto, recante con sé amore e sangue. Con il suo racconto non lineare Fulci conferisce una profondità incredibile al personaggio di Beatrice, molto più di quanto non gli conceda l’ora e quaranta a sua disposizione: nella nostra percezione Beatrice passa - in un ribaltamento della dialettica vittima-carnefice e senza forzature di trama - dall’essere un’assassina senza scrupoli e nient'affatto pentita della sua colpa, all’essere nulla di meno che un’anima candida martirizzata da due mostri, il proprio padre e la Chiesa del tempo. Fulci inoltre arricchisce la narrazione con piccoli tocchi personali del suo cinema qui e là: particolarmente notevole ed orrorifica la rappresentazione dei cosiddetti confortatori, meri spettri dispersi nel buio, neri come la morte, e inquisitori come dei serpenti. Da rilevare anche l’eccellente contributo della colonna sonora.

 

Adrienne La Russa

Beatrice Cenci (1969): Adrienne La Russa

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