Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Lucio Fulci nel 1969 stava ancora salendo la china che l'avrebbe portato alla valorizzazione piena delle sue doti artistiche con i gialli e i capolavori horror (esclusi gli ultimi anni '80 e i primi '90, e comunque tra numerosi alti e bassi).
Già con Beatrice Cenci ne abbiamo un esempio in gran parte riuscito essendo una fedele ricostruzione storica molto curata dal punto di vista tecnico e scenografico, una vicenda aderente alle propensioni fulciane: compaiono infatti le prime ossessioni della carne come elemento erotico ma soprattutto da martirizzare morbosamente (gli sbranamenti da parte dei cani; l'occhio trafitto nell'assassinio di Francesco Cenci - un grande George Wilson -, occhio che sarà il baricentro della sua estetica; le torture sui corpi di T. Milian e A. La Russa).
Il film, dicevo, è uno dei migliori di Fulci tecnicamente e lo vediamo in modo chiaro fin dal suggestivo inizio nelle carceri, cupo e attento ai movimenti degli attori sulla scena, inoltre dalla costruzione interna delle inquadrature e dalla disposizione dei visi in esse. A parte qualche calo e qualche scena approssimativa, il film è riscattato soprattutto negli ultimi quaranta minuti, grazie alla tensione, alla caratterizzazione dei personaggi e alle ottime prove degli interpreti (anche caratteristi), in particolare Milian, Wilson e Pellegrin, mentre Adrienne La Russa, pur bella nei panni di Beatrice, appare piuttosto rigida (ma si scioglie un po' nei momenti di tortura... forse erano veri?).
Buona la colonna sonora di Angelo (Francesco) Lavagnino e Silvano Spadaccino.
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