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La Banda

Regia di Eran Kolirin vedi scheda film

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La recensione su La Banda

di ohdaesoo
8 stelle

Il pullman riparte.
Lascia a terra 8 omini tutti vestiti allo stesso modo, completo celestino e cappello d'ordinanza.
Ognuno ha poggiato accanto ai propri piedi un trolley e una custodia. Otto diverse custodie, alcune grandi come quelle di un violoncello, altre piccole come quelle di un flauto. E proprio quello contengono effettivamente le otto custodie, violoncelli, trombe, clarinetti, flauti. Perchè gli 8 omini tutti vestiti uguali sono la banda musicale della Polizia di Alessandria d' Egitto, mica de Casal Palocco.
Hanno un concerto il giorno dopo a Bet Hatikva, un concerto importante, un punto d'incontro tra l'Egitto musulmano e Israele. Non c'è nessuno ad attenderli però, come mai? E sto deserto, sta cittadina fantasma che cos'è? Aspè, Bet Hatikva... oddio, vuoi vedere che era Petah Tikva?
I pullman che passano a Bet Hatikva e portano a Petah Tikva sono limitati, anzi, diciamo che ce n'è soltanto uno, o meglio, diciamo che ce n' ERA soltanto uno, quello da cui sono appena scesi. Non resta che passare la notte in questo deserto, in questa cittadina fantasma. Non resta che passarla a casa di qualche israeliano dal cuore d'oro.
Film dolcissimo, tenero, misurato, profondo con, tra l'altro, un cast di un livello straordinario, su tutti l'attore che interpreta il Generale (una specie di nostro Tirabassi con 20 anni in più) e la bellissima donna israeliana.. Il registro è quasi quello della commedia, una commedia intesa un pò alla Kusturica per capirsi.
Il film non ha la presunzione di raccontare la questione israeliana attraverso la metafora di una piccola vicenda. Chi vede questo in La Banda sbaglia, e sbaglia di grosso. Perchè questo piccolo film racconta soltanto delle microscopiche dinamiche emozionali, racconta della tristezza e della felicità, dell'amore e del ricordo, del senso di colpa e della speranza. Racconta come l'umanità a volte, anche a fronte di differenze religiose assassine, può riuscire a passare la nuttata insieme, raccontandosi le proprie debolezze, chiedendo conforto nelle braccia altrui, aiutandosi a vicenda. E così il bel trombettista può insegnare l'arte di amare e sedurre all'impacciato e bruttino israeliano (in una scena divertentissima), e così altri tre componenti della banda possono superare disagi e differenze culturali attraverso la magia della musica, e così il generale può passare una notte magnifica con la bellissima israeliana che lo ospita. Lei forse vorrebbe l'amore, quell'amore sognante nascosto tra la magia della lingua araba o nei film egiziani, o forse vorrebbe soltanto una notte di sesso ma lui no, personaggio dalla dignità incredibile e dall'immensa carica malinconica resterà nel suo guscio almeno fino a quando la notte non gli porterà consiglio e un senso di colpa sempre sopito tornerà violentemente fuori. E nella scena madre del film, una scena che può probabilmente restar nascosta e passare inosservata, il generale ha un gesto distensivo verso il giovane trombettista ribelle perchè è questo che avrebbe dovuto fare con suo figlio. Giovane, fai la tua vita, divertiti, fai tutto quello che la tua età ti permette di fare. E prenditi questa donna, io sono vecchio, stanco e triste. Sono 5 minuti di un'intensità pazzesca.
E così, tra un ragazzo che sente il mare nelle orecchie, un musicista che intuisce la chiusura del suo Concerto nella stupida melodia di un ninnolo per bambini e un Generale e una Donna che in poche ore scoprono di loro stessi più di quanto abbiano fatto in una vita intera, si arriva alla fine.
Il piccolo concerto si farà. A Petah Tikva ovviamente.
Come in Pranzo di Ferragosto ci si può annoiare, dire che il film parla di nulla, affermare che alla fin dei conti non accade niente. Bisogenerebbe capire però che è vero l'esatto contrario, il nulla sono i robottoni, le macchine supersoniche, gli zombie e i pirati fantasma. Sono nulla perchè non appartengono alla nostra vita. Questi film raccontano invece di noi, delle nostre umili esistenze e delle nostre piccole emozioni. Possono non piacere, annoiare o farci restare indifferenti ma se parlano del nulla, allora il nulla siamo noi.

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