Regia di Eran Kolirin vedi scheda film
film strano e inizialmente anche difficile da digerire. tutto giocato su toni sospesi, rallentati, e anche un pò ambigui, dove il regista sembra che voglia giocare la carta del fiabesco, coi dettagli su oggetti insignificanti e lenti spostamenti di macchina fino all'oggetto interessante, il film si aggiusta e ti permette di entrare nelle logica e nelle intenzioni del regista. in un villaggio del sinai, sperso nel bel mezzo del nulla totale e totemico, dove le strade sembra che non portino da nessuna parte se non sempre al villaggio(come nel film di carpenter, in the mouth of madness), i ritmi rallentati del vuoto accompagnano una banda musicale egiziana ad interagire con la gente del luogo. vite strozzate da lutti, sguardi che cozzano come scintille, relazioni sfuggevoli come granelli di sabbia sconquassati dal vento del deserto, memorie di culture altrui che si ricollegano all'infanzia. molto belle le immagine del viale con i lampioni che sembrano essere stati messi lì per dare una parvenza di metropolitano, e che sembrano invece essere inghiottiti dai tramonti e dalle albe resi opachi dal pulviscolo di un'assenza totale di umanità.
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