Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Un film semplicemente intelligente, che fa traballare la prima posizione delle mie preferenze, fino a ieri detenuta da Ovosodo. Parlo ovviamente della produzione del buon Virzì, forse il mio regista italiano preferito o giù di lì. Tutta la vita davanti convince sensibilmente in tutti i suoi connotati. E' una commedia agrodolce - quasi grottesca - su una parte di realtà italiana: quella dei call center e del precariato, di noi giovani un po' presuntuosi e un po' tagliati fuori, dell'economia un po' drogata ma soprattutto in affanno. E della società che, come sempre e per sempre, si adatta e si atteggia nel prendere atto delle mutate condizioni del sistema (e di se stessa)... Soprattutto la telecamera si muove negli uffici in periferia, altrimenti nella modesta dimora della protagonista (Ragonese) e della sua coinquilina (Ramazzotti). La vicenda si sviluppa per l'intera durata del film su una sensazione di vago scoraggiamento, ovattato dalla realtà lavorativa rappresentata. Se si scorge un filo di fragile ottimismo è in avvio, cioè con una laurea cum laude e relativo festeggiamento. Poi l'immersione nella vita precaria e un po' falsa del call center diretto dalla carismatica Daniela (Ferilli) e, a poco a poco, il riemergere convinto di qualche barlume di autentica umanità e i primi scricchiolii del meccanismo economico-sociale che forse non è adatto a funzionare. Virzì non salva quasi nulla e nessuno. Forse solo la giovane Marta e l'anziana signora Franca... A me fa riflettere che il film sia uscito prima della bancarotta di Lehman Brothers...
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