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Tutta la vita davanti

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su Tutta la vita davanti

di Peppe Comune
7 stelle

Marta (Isabella Ragonese) si è laureata in filosofia con lode e abbraccio accademico. Intanto che si apra una strada a lei più congeniale, si accontenta di lavorare come talefonista in un call-center di una ditta che produce e vende robot da cucina. Mettendo a frutto la sua intelligenza, Marta diventa la prima della classe anche sul posto di lavoro diventando la preferita di Daniela (Sabina Ferilli), la capotelefonista che adotta metodi "motivazionali" davvero originali.

 

 

 

Bella commedia sul mondo del lavoro giovanile. Virzì ha il merito di trattare con tocco leggero alcuni tratti salienti della società contemporanea, come chi intende osservarli da lontano, giocandoci magari un pò accentuandone i tratti grotteschi, ma senza appesantirli troppo con didascalismi gratuiti. "Tutta la vita davanti" è un film all'insegna del come siamo diventati dove gli aspetti più generali, quelli cioè riferibili al dominante modello di sviluppo economico di stampo liberista, e quelli più propri all'Italia, sono intrecciati in uno stretto rapporto di interdipendenza. Il film evidenzia la difficoltà dei giovani di trovare un lavoro che non sia precario, sfruttato e alienante accettato solo per necessità o perchè irretiti  dal fascino irresistibile della new economy coi sui modelli di manager di successo che sono partiti dal basso. Solo la fede incondizionata all'individualismo può arrecare successo nella vita mentre lo spirito di gruppo è funzionale solo all'accrescimento dei profitti dell'azienda grazie alla  competitività feroce delle lavoranti. Tra balli e canti entra in scena la volgarità che si è fatta sistema, quella che genera effimeri rapporti umani, che premia i mediocri solo perchè hanno scelto le "giuste" amicizie e si sono resi totalmente disponibili e dove il fesso di turno è il sindacalista (Valerio Mastandrea)che ti ricorda i tuoi diritti di uomo lavoratore. In questo circolo di sturture contemporanee, Marta si muove e si comporta come chi ha ancora il tempo per giocarsi le sue carte e che intanto ne approfitta per analizzare meglio questo pazzo microcosmo. Ne ricava addirittura un saggio filosofico, che insieme all'implosione finale degli agenti negativi della vicenda, che si rivelano più deboli di quello che la loro tracotanza faceva apparire, rappresentano i lato cedevole del film per il suo indugiare troppo sull'idea forzatamente ottimista che alla fine il bene vince sempre. Bravi gli attori (specie la Ragonese e Mastandrea) con un accenno speciale per Valentina Cornelutti, una delle giovani attrici più brave del nostro cinema. Buona commedia dunque in cui le implicazioni socio politiche sono immerse in una forma espressiva tanto briosa da anestetizzarne la pesantazza concettuale. Si riflette amaro ma con leggerezza come nella migliore tradizione cinematografica della commedia italiana di cui Paolo Virzì è uno dei migliori eredi.

 

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