Regia di Sergio Rubini vedi scheda film
Rubini forse ha voluto strafare, perseguendo sia il successo di cassetta, sia la sovvenzione pubblica con una pellicola ammantata di un'aura (falsamente) culturale. Il risultato è un film classificato qui come dramma, altrove come giallo, ma, in realtà, di genere indefinito, ruotante intorno alla coppia di richiamo Scamarcio-Puccini, che, nonostante le esibizioni di arte ed erotismo, tutto comunica fuorché passione. La recitazione è raggelante, e i dialoghi, quasi sempre sussurrati, (ma perché?) non aggiungono nulla ad una storia noiosa e senza succo, che si circonda di un'aria rarefatta e sussiegosa, e si ingioiella di proclami filosofici e citazioni autorevoli (Aristotele, Picasso) per attribuirsi un'importanza ed un mistero che neppur lontanamente possiede. Il bel Riccardo non è credibile nel ruolo del genio incompreso e bistrattato, così come non lo è il simpaticone Sergio nei panni del sordido manipolatore di coscienze, e la presenza di Paola Barale nel cast è la classica ciliegina sulla torta. Il giudizio può essere "mediocre", ma la stellina solitaria incombe.
Tra cambi di partner (reali o presunti), ed un saliscendi che alterna sfolgoranti ascese ad improvvise sventure, il racconto è un'emulsione di fiction in acqua distillata.
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