Regia di Sergio Rubini vedi scheda film
E' il racconto di una vendetta subdola e da manuale, che finisce però per non funzionare: lento, macchinoso ed architettato con perizia, il piano diabolico del critico Lulli viene escogitato con una freddezza fuori dall'ordinario. E piuttosto fredda, impermeabile alle passioni che pure attraversano il film, è la regia di Rubini, come di consueto sobrio e dotato sia dietro che davanti alla macchina da presa. Inutile sottolinearlo, al fianco di Scamarcio Rubini giganteggia. Il finale è la cosa che funziona di meno, ma si tratta comunque di un'opera di discreto respiro, che va oltre la banalotta storia del classico 'triangolo' amoroso ponendo questioni sull'originalità e sulla funzione dell'arte. Apprezzabile di per sè, assume maggior valore ancora alla luce del desolante panorama del cinema italiano suo contemporaneo.
Un giovane artista si innamora, ricambiato, di una studentessa; la ragazza tronca così la sua relazione adulterina con un critico d'arte. L'uomo si vendica prendendo sotto la sua protezione il giovane artista, promuovendolo e mettendolo piano piano contro la ragazza.
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