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10.000 A.C.

Regia di Roland Emmerich vedi scheda film

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La recensione su 10.000 A.C.

di valerioexist
4 stelle

Un bel giorno un regista coatto e catastrofico di nome Roland Emmerich si stava facendo l’ennesima sega davanti ai dvd di “300” e di “Apocalypto” quando ebbe la trovata di genio! Si mise al computer e, con un programmino di montaggio, fece un unico file da 105 minuti in cui fuse entrambi i film, gli diede una modificata qua e la per non far capire che fossero i due film messi artificiosamente insieme e lo ambientò in un periodo storico di cui non si occupa neanche la botanica… il 10000 Avanti Cristo: ovvero esattamente 12008 anni prima dell’uscita di questo film immondo nelle sale cinematografiche. Considerando che gli spartani di Leonida, confrontati all’epoca in cui si svolge questo blockbusteraccio, sono degli esseri futuristi vestiti da cyborg, allora quello che subito mi chiesi io, non appena ebbi notizia che sarebbe uscito un film del genere, era “ma in che lingua si esprimeranno questi trogloditi?”, inoltre credevo che, per dovere di realismo, il regista scegliesse per le parti degli scimpanzè dando loro giusto una depilatina qua e là per dare giusto quel tocco d’evoluzione darwiniana che ci vuole per un film ambientato in quel remoto periodo, invece no: i personaggi di 10000 a.C. sono uomini coi nostri stessi lineamenti, se non, a volte, più fichi e che parlano la nostra lingua corrente, anche se, sempre per dovere di realismo, usano il pronome “ella” invece di “lei” per far capire che non si svolge proprio ai giorni nostri ma giusto qualche decina di millenni fa, ergo l’uso dei vocaboli disusati come “ella” sostituito, anni dopo, dal più moderno “lei”. Questi uomini primitivi vivono in un luogo geograficamente non ben identificabile (si vociferava in sala che si trattasse della Puglia), sono tutti sporchi di sugna (forse in cabina di proiezione hanno tenuto la pellicola troppo vicina a quella de “Il Petroliere”) e hanno la faccia ricoperta di incrostazioni di calcare ed intonaco. Avete presente quel fastidioso fenomeno che si verifica quando tentate di togliere un bollino adesivo dalla custodia di plastica di un compact disc e poi ci rimane quella parte ruvida di carta appiccicata impossibile da togliere? Beh, le loro facce conoscono benissimo quel fenomeno e bisognerà attendere l’invenzione del Viakal per risolverlo … siamo nel 10000 avanti Cristo, Cristo! (il secondo Cristo valeva come esclamazione). Inutile dire che durante tutta la storia io non riuscivo a distinguere un personaggio dall’altro essendo questi tutti uguali coi capelli rasta, la faccia di Pino Insegno, i sedimenti calcarei sul viso e nomi del cazzo come D’Leh e Tik Tik. In questa tribù sconosciuta del passato remoto si somigliano tutti e tutti parlano la nostra lingua correntemente e ciò non ostante non si esonerano dall’emettere talvolta urli gutturali come quelli dei 300 di Frank Miller quando gli si chiedeva che mestiere facessero. Il fatto che le mamme primitive chiedessero ai figli di venire avvertite quando s’allontanavano da casa è stato abbastanza singolare, in quell’epoca brada esistevano siffatte premure genitoriali? Boh! Ma questo è giusto uno dei diecimila (avanti Cristo) quesiti che mi sono posto durante il film negli sporadici momenti in cui non ridevo o malgiudicavo chi, dietro di noi, diceva “fatto molto bene questo film”. Così, tra un commento ed un altro, il film iniziava a instradarsi verso l’avventura: inizia la caccia e, puntuali come necrologi svizzeri, arrivano i Mammuth! I trogloditi rasta se ne stanno spianati per terra aspettando di venire calpestati poi capiscono che non è una buona idea e rincorrono ‘sti elefanti giganti riuscendone ad acchiappare solo uno grazie ad una botta di culo di uno di loro (forse D’Leh, ma non sono sicuro se fosse stato lui o uno uguale a lui). Così D’Leh va dalla vecchia indiana che stava pure nel film dei Simpson e gli dice “ho prenduto lo ‘lefante, ora mi dai la Lancia Azzura e poi io mi vado a ammucchià co quella cogli occhi azzuri che tantu me piace!”, non credo che la Lancia Azzurra fosse un’automobile, ma quella con gli occhi azzurri è una ragazza carina di nome Evolet, talmente carina che, oltre a non essere uno scimpanzè come d’altronde non lo sono neanche i suoi contemporanei, non è nemmanco così satura di sporcizia in volto (apparte un po’ di polvere che si può togliere semplicemente con un po’ di Emulsio). Il loro amore però non riesce a nascere perché proprio in quel momento lei ed altri uomini e donne vengono rapite da un branco di energumeni coatti coi cavalli e le voci modificate pacchianamente al computer. Questi “demoni”, come loro li considerano, sono pelati con ciocche di capelli buttate qua e la sulle calotte craniche e parlano un dialetto strano che somiglia a quello dei vampiri-zombie di “30 Giorni Di Buio” (altra bella cacata). Uno di loro sembra uno dei primi personaggi che si vedono nel carcere all’inizio di “Robin Hood, Un Uomo In Calzamaglia” di Mel Brooks (priego, passami lo scioglilingua!). I quattro eroi del film, tutti uguali eccezion fatta per il ragazzino spavaldo coi capelli hip-hop, si incamminano per liberare la loro gente arrischiandosi in un infinità di vicissitudini avventurose come lo scontro coi tacchini giganti. Si, esatto, c’è uno scontro coi tacchini giganti che probabilmente è un omaggio a Chicken Park di Jerry Calà; alla fine li sconfiggono perché in questi luoghi c’è sempre per terra qualcosa di acuminato per infilzare le fiere. Dopo i tacchini uno di loro (non mi chiedete il nome perché per me sono tutti uguali) si imbatte in una tigre gigante intrappolata in mezzo ai glicini e al sambuco; è un misericordioso e la libera a patto che questa non lo mangi, la promessa viene mantenuta. Pochi minuti dopo i nostri eroi sono in un villaggio di negri il cui capo ha gli occhi contornati da cose che sembrano essere le mandorle dei bucaneve Doria; i negri mandorlati li circondano con le lancie ed io già mi aspettavo il pentolone con loro dentro costretti a condirsi tagliando le carote, ma ecco che torna la tigre di prima che non ammazza nessuno però fa un ringhio ignorante per far capire che lei è più coatta di tutti. Così, per inspiegabile motivo, i trogloditi rasta e i negri mandorlati non sono più nemici e, anzi, cominciano a comunicare. Vi ricordo che siamo nel 10000 a.C. quindi, secondo me, già sarebbe un progresso che ogni tribù abbia un proprio idioma per comunicare… ma… sorpresa! Indovinate come parlano i negri? Esatto! Loro barlàre bròbrio in guezdo modo! I neri che parlano la versione maccheronica della lingua dei protagonisti è veramente la ciliegina sulla torta! Il mandorlato spiega ai rasta che conoscere loro lingua grazie a persona di loro zona che un giorno venuta da loro e ha insegnato loro sua lingua. Così il mandorlato fungerà per tutto il resto del film da interprete ogni qual volta ci sia il bisogno di comunicare con qualcheduno che parla con la vociona strana, brutta e palesemente modificata al computer. Nel frattempo i cattivi (che ovviamente so’ brutti) si minacciano pure tra di loro perché uno si voleva trombare la tizia con gli occhi azzurri (l’unica senza calcare in faccia) e l’altro c’aveva la lama in tasca ed era boro. Succedono un altro paio di peripezie noiosissime che manco mi ricordo (so solo che ci stanno in mezzo altri negroni con gli ossi conficcati orizzontalmente sotto al mento) e alla fine arrivano (non so come) in Egitto dove ovviamente sono tutti impegnati a frustare i lavoratori in nero e a far camminare i mammuth con le zanne segate. Qui i loro amici trogloditi sono ridotti in schiavitù, io credevo che fossero liberi o che, comunque, alcuni di loro solo erano stati presi mentre altr… insomma io li ho confusi tutti per tutto il film, uno di questi viene sacrificato al loro Dio-Imperatore a forma di abasciur e lo frullano da una piramide in costruzione; così i buoni si arrabbiano e dicono agli schiavi e agli oppressi “voi site deppiùne deli strunzi ca va fannu laurà cu li frustati… allura je se duvimu ribbellàrene e li mazzamo tutti cu la shpada e cu le mazzulàte!” e così fanno, inizia la ribellione, la carneficina e tutto il patatrack che avrebbero pure potuto fare molto tempo prima ma non c’avevano pensato; ma è pur vero che sono trogloditi e, saranno pure bravi a parlare per metafore, ma cacciano i mammuth mettendosi sotto le loro zampe! Ad un certo punto so che uno dei cameraman è andato dal regista e gli ha detto: “ah”
– “senti, Ronald, non è che questo tuo film sia un po’ troppo uguale a Trecento?”
e lui : “macchè, c’ha anche molto di Apocalypto, lo sai ne abbiamo già parlato!”
– “si, ma vedi, anche questa tua idea del finale con i cattivi che c’hanno i piercing uguali a quelli di Serse e soprattutto l’imperatore sopra la piramide che chiede ai buoni di venire sottomessi…”
– “embè? Che c’ha che non va? Pure a trecento succedeva no?”
– “si, ho capito… però, boh, pure ‘sto fatto di farlo proprio uguale uguale a quel film lì, potresti fare qualche cambiamento, ad esempio, come pensi di far sconfiggere l’imperatore?”
– “guarda, io avevo pensato questo… dunque, uno di loro, facciamo che sia… T’Leh, si chiamava così giusto?”
– “si mi pare di si… insomma che fa questo T’Leh?”
– “ecco, T’Leh sta sotto a questa struttura enorme con tutto il suo popolo dietro… Sopra a questa struttura ci sta l’imperatore-dio degli egiziani, o quello che è, e questo, vestito da abasciur. L’imperatore li sfotte e lui indovina che fa? ….reggiti forte… lui prende una lan…”
– “prende una lancia a la tira da lontano addosso all’imperatore? Quello muore e loro fanno fuori tutti? È questo che succede nel tuo film Ronald?”
– “esatto!! Come hai fatto a indovinare? Che ne pensi?”
– “…penso che…”
– “??”
– “… penso che è… originale, Ronald, penso che è molto fico e originale… almeno non ci sta in Apocalypto e io c’ho un mutuo da pagare, su sono pronto, giriamo!”.
E così fecero, il film finisce con i trogloditi rasta che salutano i negri mandorlati che sono diventati loro amici e che, per salutarli, gli intonano un coro nella loro lingua che mi sembrava dicesse cose come “in culo a Gegè, in culo a Gegè!” (questo è quello che ho capito io). Il troglodito rasta si abbraccia con la troglodita cogli occhi azzurri, la telecamera si allontana.
Film comico, alla fine abbiamo riso tutti (tranne Gegè)
Voto: 3

VL

http://tuttattaccato.splinder.com

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