Regia di Roland Emmerich vedi scheda film
Emmerich è un caso da studiare. Potrebbe persino dare il nome ad una patologia che affligge il cinema contemporaneo. Il primo manifestarsi di sintomi gravi è stato Indipendance Day: un giocattolone patriottico e fracassone che dimostrava come, alla fine (del mondo) anche gli alieni avessero motivo di temere gli americani (beh, forse la morale non era proprio questa, ma alla luce degli eventi storici vorrei leggerlo così...). Il successivo Godzilla riprendeva lo stesso identico schema, ma con gli americani soli nel rispedire il povero lucertolone giapponese all'inferno. Se si eccettua The Patriot, che diceva tutto già nel titolo, la caratteristica di questi film-sintomo è stata un continuo, progressivo, devastante aumento di esplosioni distruttive, crolli e cataclismi di vario tipo (L'Alba del Giorno Dopo) che, inevitabilmente, spingono un gruppo di americani dai saldi principi morali a salvare se stessi e i loro alleati. 10.000 b.c. è il suo film più ridicolo (almeno fino all'esilarante 2012). Qui una tribù che vive come gli uomini della pietra, ma che padroneggia un inglese perfetto e si esprime per metafore, con una capacità espressiva migliore di quella dell'italiano medio, viene assalita da alcuni stranieri (tema riccorrente in Emmerich a quanto pare...) che portano poi via con sé come schiavi alcuni cacciatori e la bella del villaggio (credibile, in quel contesto, quanto una lattina di Coca Cola Zero). L'eroe di turno inizia l'inseguimento e, in uno spazio-tempo a dir poco stupefacente, attraversando le montagne, il deserto e la giungla a piedi senza invecchiare nemmeno di un giorno, raduna un esercito (furbescamente e apparentemente multietnico) pronto a distruggere quei dannati egizi (ebbene sì, sono stati loro!) che gli hanno rubato la fidanzata. Insomma, morale della favola, solo chi si comporta da vero americano può aspirare a scoparsi la bella donna e a governare il mondo: gli altri, soprattutto se parlano arabo, meritano di morire. Ma anche prescindendo da queste letture ideologiche (il film non è certo impegnato con cognizione di causa), non si salva davvero nulla di questo film. Sconcertante, 10.000 a.c è sicuramente il figlio di menti e di un immaginario malati. Non è valido nemmeno come riproposizione di uno schema narrativo alla Propp nella sua essenzialità, con le funzioni chiaramente incarnate nei personaggi e facilmente riconoscibili. Qui è semplicemente il solito, banalizzato, viaggio dell'eroe, visto con un ottica tutta maschile (patriarcale) e senza una sola invenzione narrativa degna di nota. Questa è una pellicola (con tutto quel digitale, ha ancora senso parlare di pellicola?) che mi sento di consigliare a due sole categorie: 1) gli studiosi di narratività in cerca di casi limite 2) i coraggiosi amanti del trash nelle sue declinazioni più varie.
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