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Water Horse - La leggenda degli abissi

Regia di Jay Russell vedi scheda film

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La recensione su Water Horse - La leggenda degli abissi

di giurista81
8 stelle

Gioiello ultra sottovalutato che riscrive in chiave allegorica il mito del Mostro di Lochness (divertenti i rimandi alla foto falsa che ha davvero alimentato il mito nella realtà). Ottima riscrittura dal romanzo di Dick King Smith, con lo sceneggiatore candidato all'oscar (con Chocolat) Robert Nelson Jacobs che sposta la vicenda in una sorta di avamposto attorniato da un lago in cui gli inglesi si preparano ad affrontare un'eventuale tentativo di sfondamento nazista. Siamo dunque ai tempi della seconda guerra mondiale ed è in tale contesto che un piccolo ragazzino rinviene un uovo di una creatura mitologica: un drago marino. Il legame tra i due è tenero, non lontano da film quali Mia e il Leone Bianco (2018) o Emma e il Giaguaro Nero (lo troverete la settimana entrante nelle sale cinematografiche tra le novità di stagione). Il bimbo e la belva mostruosa e brutale, secondo i limitati preconcetti umani, sempre giostrati dall'ignoranza e dal preconcetto. Non a caso, in tutti questi film, è sempre un bambino (libero dalle sovrastrutture impartite dall'educazione e più orientato alla dimensione del sogno e del gioco) a entrare in relazione con certe creature. A differenza dei film sopracitati, in questa opera si evidenziano dei pazzeschi effetti speciali. Il drago marino, da cucciolo, cresce a dismisura e il regista Jay Russell (fresco di aver diretto John Travolta in Squadra 49) non si perita certo nel metterlo in scena. Inquadrature subacquee, dove traspare un vero e proprio modo sommerso, salti della creatura, peripezie varie e persino un omaggio a Lo Squalo di Spielberg (della serie “ci serve una barca più grande”). Su tutto, a ogni modo, svetta l'idiozia delle rappresentanze governative (i militari), con la loro idea di ordine, disciplina e repressione del diverso. Russell evidenzia la cosa, ma la miscela quale allegoria del periodo di guerra, alla stregua di una pazzia collettiva nell'ambito della quale può manifestarsi la magia di un qualcosa che sta oltre i veli dello scibile. Lo sceneggiatore ci dice però anche che sovente la bestia maligna diventa tale perché tale ruolo le viene cucito addosso dall'uomo. Nel film, a parte il ragazzino, il tuttofare interpretato da Ben Chaplin (che ricordiamo nei panni dell'anticristo in Lost Souls diretto dall'asso della fotografia Janusz Kaminski) e pochi altri, tutti fanno banda per rovinare la creatura, alcuni volontariamente (gli idioti che vorrebbero catturarla e poi chiedono soccorso dicendo che sono stati attaccati, suscitando un clima di isteria collettiva tra i colleghi) altri per arroganza (il bombardamento nel lago ricorda molto gli esperimenti nucleari negli atolli, da cui è facile ricollegarsi al filone kaiju). Ingredienti che innalzano il film oltre al prodotto di mero intrattenimento, conferendo un valore aggiunto all'ottima messa in scena e al discreto ritmo. È un film che piacerà molto anche ai piccini (Spielberg lo avrebbe appoggiato, ne sono sicuro). Nel cast artistico sono da evidenziare le presenze di Brian Cox, il primo Hannibal Lecter del cinema (che non è Anthony Hopkins) in Manhunter – Frammenti di un Omicidio, ed Emily Watts che, ironia della sorte, ricordiamo per l'altro adattamento cinematografico del primo romanzo della serie Lecter firmato Thomas Harris ovvero Red Dragon. David Morrissey completa i giochi dell'acqua, passando da Waterland a Water Horse, arrivando dal ruolo dello psicologo presunto fenomeno fulminato dalla paziente in Basic Instinct 2. Della serie: mai giudicare dalle apparenze. Promozione a pieni voti.

 

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