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Grande, grosso e... Verdone

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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La recensione su Grande, grosso e... Verdone

di scandoniano
4 stelle

13 anni dopo l’uscita del suo ultimo film a episodi, Carlo Verdone torna, per fare cassa, ad interpretare un film in cui si cimenta in più personaggi insieme. Nell’ordine, vengono interpretati un caposcout con famiglia (il più originale e meno divertente dei 3), un vedovo tutto ipocrisia e perversioni, con figlio a carico e governante esasperata (episodio intriso di vena noir) e il classico coatto arricchito, con moglie e figlio, in vacanza tra gli snob a Taormina.

Variazioni sul tema, si potrebbe dire: se si esclude il primo personaggio, una specie di capo delle giovani marmotte che vive avventure fantozziane, il secondo personaggio poco si discosta dal vecchio Furio di “Bianco Rosso e… Verdone” o dal professore ammazza-mogli di “Viaggi di nozze”; ovviamente vedi il coatto (tra l’altro con la Gerini come moglie) e pensi subito ai Jessica e Ivano del già citato film del 1995.

Il film strappa qualche risata, ma non ha originalità se non nella successione delle vicende. Questo può dirsi realmente un film ad episodi, in quanto questi ultimi sono circoscritti e separati: si tratta dell’unica novità rispetto agli epigoni, che mischiavano le vicende dei tre personaggi per tutta la durata della pellicola.

Dopo la fase 1, quella dei personaggi - caricatura, e quella 2, in cui misoginia e ipocondria rappresentavano tutti i suoi personaggi, Carlo Verdone prova a tornare alle origini, creando un effetto poco piacevole: guardare questo film è come un dejavù che però, nei fatti, è invece una triste realtà basata sui tre piedi: business, angoscia, apatia.

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