Regia di Shinya Tsukamoto vedi scheda film
Un mediometraggio inquietante e riuscitissimo firmato Tsukamoto. Un mistero oscuro, un viaggio dentro un inferno senza fuoco. Disturbante e claustrofobico. Da vedere.
Un mediometraggio ben superiore a tantissimi film dell'orrore che sono stati girati negli ultimi anni.
Si perchè quando c'è dietro la macchina da presa (ma in questo caso anche avanti) Tsukamoto c'è ben poco da stare sereni. Aspettatevi claustrofobia, disturbo, sangue, metallo e carne.
In "Haze" Tsukamoto riporta ancora una volta la sua concezione tra l'uomo e il ferro, l'uomo e il metallo. Questo muro dove questo personaggio si ritrova misteriosamente, costretto a strisciare come un verme ferito tra un macello di resti umani, braccia spezzate, gambe spezzate, sangue, di tutto e di più...
Chi ha fatto tutto questo ? Chi ha squartato quella gente ? Chi ha portato il nostro protagonista in quel labirinto oscuro ?
Tsukamoto lascia tutto a noi, ci fa respirare tutto il senso del "chiuso" che un film come questo può dare...e ci riesce alla grande.
Ci fa porre mille domande, domande che non possono essere soddisfatte da risposte certe.
Si fa riferimento ad una ipotetica guerra, poi si pensa ad uno sporco gioco di un pervertito...fatto sta che non sapremo mai ne noi ne i protagonisti che vivono la storia quello è veramente accaduto.
Vedendo questa opera possiamo pensare e far riferimento ad altri monumentali registi come Cronenberg e Lynch...in questa opera firmata Tsukamoto secondo me c'è tantissimo della poetica del regista orientale...ma allo stesso tempo si respira molto anche di quel Cronenberg e di quel Lynch.
Un mediometraggio riuscitissimo, inqueitante, fastidioso se vogliamo...chi soffre di claustrofobia è meglio che non lo vede perchè Tsukamoto è risucto perfettamente e con pochissimo a realizzare un qualcosa che provoca veramente emozioni forti allo spettatore.
Sembra quasi di soffrire insieme al protagonista, tanto sembra essere riuscita la messa in scena di Tsukamoto.
Un'opera riuscita e oscura in tutti i sensi, dal buio di questo labirinto al mistero oscuro di tutta la vicenda.
Tsukamoto infine sceglie un finale delicatissimo, che sicuramente non ci saremo aspettati...ma bellissimo e che ancora una volta non ci da spiegazioni concrete.
Forse Tsukamoto ci "consiglia" che più che attorcigliarsi il cervello per dare una spiegazione a ogni cosa...è nettamente meglio vivere e respirare aria pura, all'aperto...in spazi larghi...dove brilla la luce...e si vive serenamente.
ClintZone
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