Regia di Louis Nero vedi scheda film
Lento, cupo, farraginoso e pretenzioso. Un film talmente pieno di sè da non avere spazio per un vero e proprio film; proprio come il protagonista è talmente certo di avere creato un capolavoro da non riuscire a rendersi conto che forse è il caso di desistere. Con una simile concezione egoista e boriosa dell'arte, non c'è da meravigliarsi se - fra riferimenti e citazioni di ogni tipo, spesso avvertendosi ad esempio un tocco di felliniano nelle suggestioni - il film si sviluppi talvolta smarrendo la concretezza di un filo logico, fra dialoghi reali o immaginari, riflessioni, momenti di sogno o di delirio, alternarsi di personaggi che entrano ed escono di scena rapidamente. Forse questa è l'unica nota positiva del lavoro: la discreta quantità di ospiti d'eccezione: Lou Castel, Tinto Brass, Franco Nero, Albertazzi e tanti altri.
Un giovane regista non riesce a trovare il finanziamento per il suo film; il suo mentore, un anziano regista che non crede più nell'arte, non può che demoralizzarlo ulteriormente. L'unica soluzione a questo punto è una rapina in banca.
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