Regia di Tim Burton vedi scheda film
È ormai da tempo che il mio rapporto con i film di Tim Burton si è (definitivamente?) incrinato. Se posso permettermi di autocitarmi, e dopo più di cinque anni di blogging mi sarà forse concesso, torno ad ammettere come nel suo genere Tim Burton sia un maestro, un maestro che però ha rotto un poco i coglioni. Negli anni '00, ribadendo ancora una volta di non aver visto Big Fish, a parte le prove in stop motion il regista inanella uno dopo l'altro film brutti o film mortalmente noiosi. Oppure film brutti e mortalmente noiosi. Abbastanza inutile ricordarli ora, però per dirla con Moretti: "ma si, facciamoci del male" e riportiamo pure alla mente Il pianeta delle scimmie, La fabbrica di cioccolato e Alice in Wonderland. A completare il quadro del periodo troviamo questo Sweeney Todd, prodotto sicuramente migliore dei tre citati sopra ma di certo non privo di aspetti negativi.
Questa volta Burton osa qualcosa di più applicando a una storia ascrivibile al revenge movie la formula del musical facendo cantare i suoi attori che, almeno nei ruoli principali, continuano a essere sempre i soliti, ormai non più uomini e donne fatti di carne e sangue ma vere e proprie maschere di se stessi. Si parla ovviamente di Johnny Depp e della Helena Bonham Carter.
Ciò nonostante sprazzi di luce arrivano proprio da quella direzione, da dove ormai più non li aspettavo, ovvero dall'interpretazione convincente di un Johnny Depp che sembra ricordarsi di aver recitato una volta, una vita fa, in film come Edward mani di forbice (dello stesso Burton), Blow, Donnie Brasco, Paura e delirio a Las Vegas, etc...
Inoltre, a differenza della Bonham Carter che rimane nella media, a mio avviso Depp regala anche un'ottima prova canora nelle parti musicali (che sono la maggior parte delle sequenze del film), interpretate con il giusto piglio e con la capacità non scontata di rendere possibile seguire la vicenda anche al pubblico non anglofono grazie a una dizione sul cantato chiara e pulita (ho visto il film senza sottotitoli).
La storia invece non ha nulla di particolarmente originale, alcuni passaggi risultano più interessanti e coinvolgenti, altri fanno calare la palpebra senza pietà. Quello che invece non mi ha colpito in maniera particolare è l'impianto scenografico, cosa in cui il cinema di Burton solitamente eccelle, anche nelle sue prove meno riuscite.
È la Londra dell'Ottocento che viene messa in scena. La storia narra una di quelle vendette che ricordano Il Conte di Montecristo. Dopo aver scontato 15 anni di galera il barbiere Benjamin Barker torna a Londra sotto lo pseudonimo di Sweeney Todd (Johnny Depp) con la ferma intenzione di vendicarsi del giudice Turpin (Alan Rickman) causa della sua detenzione e colpevole di aver violentato e indotto al suicidio la moglie del barbiere (Laura Michelle Kelly). Stabilitosi in Fleet Street sopra al negozio della signora Lovett (Helena Bonham Carter) il barbiere darà il via alla sua vendetta e a una scia di sangue alimentata a colpi di rasoi affilati.
Frankenweenie mi era piaciuto, idea vecchissima e riciclata ma sfruttata a dovere, ed era l'ultima cosa che avevo visto di Burton. Questo mi è piaciuto sicuramente meno ma decisamente più delle immonde schifezze elencate sopra. Timidi tentativi di resurrezione. Quando riuscirò a vedere cose come Dark Shadows o Big Eyes che mi aspetti la grande sorpresa?
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