Regia di Ascanio Celestini vedi scheda film
La fraudolenta applicazione della legge 30/2003 ha creato, nel cuore della capitale, una nicchia di sfruttamento degna della prima era industriale: lavoro a cottimo, stipendio da fame, assenza di garanzie e di diritti, niente ferie, malattia, maternità. Gli schiavi, “incatenati” alla postazione di un call center operante per conto di una nota compagnia telefonica, in realtà sono pagati come se disponessero liberamente del loro tempo, e potessero gestire autonomamente la prestazione del servizio oggetto del cosiddetto contratto di collaborazione. Ascanio Celestini lascia che siano i giovani protagonisti di questa disavventura, conclusasi tra scioperi, denunce e licenziamenti, a raccontare in prima persona cosa significhi essere precari: una situazione di perenne incertezza, in cui l’unico punto fermo è una condizione opprimente e vessatoria, che riduce uomini e donne a meccanici risponditori con cronometro e contatore, sanzionati economicamente per aver ricevuto troppo poche telefonate, o averle evase troppo velocemente. Parole sante fa di questo aberrante ed anacronistico fenomeno – che, a dire il vero, è il figlio segreto della new economy – la metafora di tutti i cancri che affliggono la società: mali subdoli e striscianti, dapprima piccoli e quasi invisibili, ma poi sempre più estesi ed inarrestabili, come una goccia che, se non è fermata in tempo, finisce per trasformarsi in un diluvio.
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