Regia di Matt Reeves vedi scheda film
Definito da molti come un “capolavoro”, “Cloverfield” non è altro che una trovata pubblicitaria che ha poche frecce nel proprio arco.
La sceneggiatura è debolissima, costellata di buchi (non si sa niente sulla creatura né da dove sia arrivata, né cosa siano quegli esseri che vanno in giro a seminare morte) e diluita con i primi 18 minuti di una noia mortale; “utili” solo per poter classificare il prodotto come lungometraggio.
Non c’è una minima traccia di originalità in ciò che viene proposto e si giunge a scopiazzare persino opere come “Resident Evil – Apocalypse” (scena dell’abbattimento dell’elicottero con ripresa dall’interno; militari che vogliono bombardare l’area; donna che lacrima sangue), “The Blair Wich Project” (i due protagonisti che alla fine immortalano un loro messaggio sul nastro della loro videocamera, mentre impauriti si guardano attorno), “Il Ritorno del Dinosauro” (bestione che gira in mezzo ai grattacieli) e “Godzilla”, il tutto condito da un terrore post “11 settembre”. Scopiazzature varie anche a opere come “28 settimane dopo” (corri corri generale; uomini morsicati che evolvono in altre creature).
La regia è in stile documentario (“The Blair Wich Project” ancora una volta) e se questo permette alcune scene di sicuro impatto emotivo (belle quelle con gli aerei che sfrecciano nei cieli) paga dazio nel lungo periodo con un effetto altomare alla fine snervante. Peraltro, se opere come “The Blair Wich Project” o “Cannibal Holocaust” potevano - da parte loro avere la simpatica presunzione di volersi spacciare come “veri documentari” - lo stesso non può dirsi per questo monster movie. Pertanto, la scelta registica appare poco giustificata.
Ottimi gli effetti speciali, unico aspetto veramente degno di nota dell’opera, così come la fotografia. In buona sostanza, siamo alle prese con un film dove gli effetti speciali non sono al servizio della pellicola, ma viceversa.
In un periodo dove film come “Transformers” riescano a strappare molti consensi, “Cloverfield” non poteva che beneficiare di un medesimo trattamento. Sopravvalutatissimo. Voto: 5.5
Ha il solo merito di convincere in taluni sequenze, ma la via per esser definito un maestro del genere passa per altri lidi.
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