Regia di Richard Brooks vedi scheda film
L'ultimo romanzo di Dostoevskij, opera complessissima e dalla lunghezza sterminata, viene portato sullo schermo da Richard Brooks; regista proveniente dalla pagina scritta (fu giornalista e scrittore), Brooks tenta di riprodurre l'opera del grande russo in maniera fedele, nonostante sia inevitabile una buona serie di tagli - e ciononostante si sfiorano comunque le due ore e mezza di pellicola. Yul Brinner è l'indiscutibile centro d'attenzione del film, davvero ineccepibile nei panni del ribelle Dimitri; anche Basehart (fresco reduce dall'esperienza italiana, in cui aveva girato con Soldati, Bolognini e soprattutto Fellini: Il bidone e La strada) e Maria Schell (nei panni di Grusenka) meritano una menzione. Sceneggiatura dei fratelli Epstein (Julius e Philip), quelli di Casablanca (1944), che accorcia e semplifica, ma mai stravolge il testo originale. Opera incentrata sul concetto di senso di colpa, I fratelli Karamazov appartiene di diritto alla storia della letteratura; vi si intrecciano inoltre le idee di - ed ampie discussioni su - fede e forza di volontà, coraggio e libero arbitrio, ovviamente famiglia ed anche 'necessità', sia nel senso di povertà di mezzi (e quindi di scelte) che in quello di ineluttabilità del destino umano. Accanto a tutto ciò non possono mancare le solite note autobiografiche di Dostoevskij: l'epilessia, la condanna ai lavori forzati, il senso di colpa come tormento esistenziale e vero e proprio legame invisibile che accomuna tutti gli uomini (assimilabile insomma al concetto di 'peccato originale'). 6,5/10.
Fedor Pavlovic Karamazov, piccolo borghese di mezza età, ha quattro figli adulti, dei quali uno avuto fuori dai due matrimoni contratti. Uno dei 4, Dimitri, ha forti contrasti con il padre, che sfoceranno in pubblica lite quando entrambi si innamoreranno della stessa donna, che peraltro è creditrice della famiglia Karamazov. Un giorno Fedor viene trovato morto e tutti pensano immediatamente a Dimitri. Anche se egli sa di essere innocente, affronta la prigione a testa alta.
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