Regia di Gillo Pontecorvo vedi scheda film
Pontecorvo si misura con la tragedia dei lager nazisti, ma il risultato riesce solo a metà. Ottima la prima parte, in cui una giovane prigioniera ebrea vede uccidere i genitori all’arrivo nel campo, viene salvata da un medico che le fornisce una nuova identità, conosce una progressiva degradazione morale che la spinge a voltare le spalle alle altre deportate (a partire da un gesto emblematico: ruba una patata a una compagna che aveva cercato di aiutarla), a prostituirsi (lei ancora vergine) agli ufficiali tedeschi e a diventare una sorvegliante per puro istinto di sopravvivenza. Tutto sommato neanche la criticatissima scena della morte di Emmanuelle Riva dà troppo fastidio. Risulta invece veramente insopportabile la svolta che la storia prende a partire dall’arrivo dei prigionieri russi (fra cui Laurent Terzieff), involvendosi nel tema melodrammatico della traviata redenta dall’amore. Un’osservazione sulla parola del titolo: Primo Levi ne I sommersi e i salvati precisa che “la pronuncia tronca, introdotta dai prigionieri francesi, si diffuse solo molti anni dopo, divulgata dall’omonimo film di Pontecorvo, e favorita in Italia proprio per il suo valore differenziale”.
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